sabato 18 ottobre 2008

Comunicato IDV-Fermignano


Il progetto politico che l'Italia dei Valori, per mio tramite, sta cercando di portare avanti a Fermignano è, per l'appunto, un progetto che, a fondamento, si è posto e si pone la domanda: "quale tipo di città, per Fermignano, voglio costruire nel tempo?", magari, per meglio dar concretezza alla domanda, occorrerebbe porsi pure un tempo limite entro cui volgere i propri obiettivi: "quale tipo di città, per Fermignano, voglio costruire entro il 2015?".

Ogni città, lo sappiamo, ha una sua specificità, una sua identità storico culturale, una sua propria indole. Un tempo era più semplice descrivere la specificità di una città, i campanili stessi segnavano i confini, storico-culturali, entro cui delimitare l'indole caratteristica di quel dato luogo. Ma oggi tutto appare più confuso, gli idiomi e le lingue si mescolano, la globalizzazione, questo tipo di globalizzazione, sembra pretendere l'omologazione ad una sorta di diktat economico finanziario di cui, però, già si intravvedono gli effetti nefasti ed i cedimenti strutturali soprattutto a scapito della piccola economia ad iniziare da quella domestica. I campanili assumono la veste di vuoti simulacri. Qual'è dunque la "vocazione" di Fermignano? A tutt'oggi, quando si parla di Fermignano, si parla di terzo polo più industrializzato della Provincia di Pesaro-Urbino. Ma Fermignano, anche per il fatto di avere una città come quella di Urbino a pochissimi chilometri, è pure la città degli appartamenti, quindi degli affitti. Qualcuno, in altri ambiti, la definì, "città dormitorio" per il fatto che si è seguita comunque una linea urbanistica mirante anche al dar soddisfazione agli studenti urbinati che, per svariati motivi, non ultimo quello dei costi d'affitto, sceglievano Fermignano quale luogo di residenza momentanea. Ma va anche considerata la crescita evidente nel tempo sotto il profilo demografico, abbinandola al cambiamento nei generis del fenomeno migratorio, sud-nord, esterno-interno. Si può quindi partire da una presa d'atto ed operare un'analisi di sviluppo. Il tasso migratorio in costante crescita, oltre il 12% a Fermignano, quindi il doppio della media nazionale (6-7%), è pure un indicatore sia di capacità di sviluppo che di modalità di sviluppo della città stessa. Vi è più immigrazione nei luoghi in cui si sa, essi luoghi, rispondere al meglio a certe domande che vengono oggi poste ed in primis, vi è la domanda di trovare una qualche occupazione. 

Negli ultimi tempi, da parte delle varie amministrazioni, ho visto un grande investimento sul fronte dello sviluppo urbano. Ho visto la crescita di nuovi quartieri, la costruzione di molti appartamenti, il tentativo di recupero di zone “degradate” dal tempo e dall'incuria. Molta parte delle energie, sia imprenditoriali che politiche, mi sembra si siano indirizzate su questo fronte, dando adito pure ad aspri conflitti. Senza però voler scendere in particolari, credo che gli interessi estetici, ma neppure quelli funzionali, siano stati prerogativa prima dell'agire urbanistico. I luoghi in recupero, avranno pure una valenza simbolica, non solo meramente funzionale. Saranno dei veri e proprio biglietti da visita attraverso cui la città si mostra al visitatore, al viandante ed in questo l'estetica, vista anche come "etica delle forme" non può anch'essa non assumere un ruolo di rilievo devendo parlare di noi fermignanesi, devendo saper raccontare agli altri chi noi siamo. Per questo ogni progetto va condiviso con i cittadini in primis e con tutti gli organi di rappresentanza di cui essi possono godere. 

Di questo mi son fatto convinto nel tempo. Ma vi è una cosa su cui mi premere evidenziare la carenza amministrativa di Fermignano e non da oggi. I servizi alle persone. Posso e voglio evidenziare, e non in una logica demagocica ed opportunistica, l'insufficienza dei servizi erogati a fronte anche della crescita di nicchie di disagio. Si pensi all'aumento del tasso di povertà anche nei ceti un tempo considerati "medi", si pensi al mondo degli anziani, dei disabili, dei ragazzi, dei meno abbienti, dei malati in genere. Per poter progettare, si tratta di rilevare e quantificare i dati, analizzare i tipi di domande che dai vari contesti provengono, compiere una scala di priorità, poiché la politica è fatta di scelte e di priorità da portare avanti, quindi costruire un progetto entro cui collocare ogni singola azione in maniera sistematica e contestuale. 

Costruire una Casa di Riposo, per fare un esempio e visto che conosco abbastanza bene il sistema anziani, non ha nessun senso se non si colloca la struttura stessa all'interno di una espressione di reali bisogni manifestati e comprovati e di un progetto che possa avere un senso più ampio. Essa sarebbe un'azione ritenuta necessaria in un contesto in cui, l'allontanamento di un congiunto dal suo nucleo famigliare venisse visto come unica ed ultima soluzione praticabile. Cosa possibile in una varietà di servizi offerti ad iniziare da una certa garanzia di un buon servizio di assistenza domestica. Al momento non vi è né l'uno né l'altro a Fermignano. Sicuramente si inizierà con la Casa di Riposo, ma magari non si inizierà col serio potenziamento del SAD, per l'appunto il servizio assistenziale domestico. Ciò significherebbe l'evidenziare la completa mancanza di capacità progettuale. Dico questo pur essendo convinto che una Casa di Riposo a Fermignano potrebbe pure servire, magari di piccole dimensioni (venti posti residenziali o poco più), così come sarebbe sicuramente utile l'ipotesi di un centro diurno con caratteristiche di semiresidenzialità e già parliamo di penultima spiaggia cui l'anziano può giungere prima dell'ultima spiaggia che invece sarebbe la Casa di Riposo. E' chiaro che, un progetto avente, sempre per continuare l'esempio anziani, come prioritario il benessere di persone di terza e quarta età, non può partire dalla costruzione di una struttura che prevede l'allontanamento dell'anziano dal suo nucleo famigliare. Quindi il progetto deve prescindere dalla valutazione, singolare e specifica, di ogni caso, onde poter razionalizzare i servizi ed erogare gli stessi lungo direttrici di senso. Inserire invece ogni singola azione all'interno di un contesto progettuale di più largo respiro e con obiettivi ben acclarati sarebbe diverso. Nel caso, dunque, la domanda dovrebbe essere: "quale Fermignano vogliamo costruire e che sia a misura di anziani?". Questa domanda non può esaurirsi e partire con la costruzione di una struttura.

Se si ha un programma politico di sviluppo chiaro in testa, si ha pure la possibilità di negoziare assieme ad altri percorsi di condivisione, altrimenti si rischia di rimanere imprigionati nelle proposizioni che gli altri sapranno dettarci e ne saremo alla mercé senza capacità progettuale né potere negoziale.

L'IDV a Fermignano ha cercato di muoversi in base ad una logica programmatica e sostanziale, cercando di cogliere, anche nel maturare alleanze, coloro i quali, seppur con altre sensibilità, hanno manifestato di voler giungere agli stessi obiettivi. E' nata quindi Sinistra per Fermignano (SpF), cui ha aderito l'IDV fermignanese, un patto tra forze partitiche differenti e tra liberi cittadini che sono tenuti assieme da un collante programmatico e non formale. Su questa linea ci siamo mossi e ci muoviamo, promuovendo diverse azioni congiunte e condivise su diversi fronti. I legami che ci hanno uniti terminando con l'approdo dell'IDV fermignanese a Sinistra per Fermignano, sono programmatici e di sostanza, maturati lungo il confronto costruttivo e non formale (c'è chi definisce "anomala" l'alleanza con certe forze da parte di IDV, la forma e la sua logica vorrebbero IDV congiunta con altre forze) ma il contesto allargato entro cui ci si muove, sia l'IDV di Fermignano che Sinistra per Fermignano, è comunque di alleanza con il PD, ma non di apparentamento né di subalternità, essendo IDV una forza autonoma e capace di maturare scelte programmatiche e locali in base ad una logica, anch'essa non formale quanto di sostanza e di programma.

Questa è l'impronta che ho calcato nel mio assolvimento di rappresentanza negli anni di una forza politica, l'IDV per l'appunto e che si ispira ad una visione sostanziale, quindi a fronte anche di un investimento morale da cui pare la politica tout court si sia da molto tempo allontanata e verso cui pure il compianto Berlinguer richiamò fortemente l'attenzione. Vorrei a questo punto ed approfittando anche di questo spazio, sollevare e proporre un elemento di discussione, sia tra i simpatizzanti dell'IDV fermignanese che tra i cittadini tutti. 

Saluti,

Mirco Marchetti (Rappresentante IDV-Fermignano)

lunedì 13 ottobre 2008

Crisi finanziaria: spunti per una riflessione

Voglio mettere all'attenzione questa lettera/stimolo inviatami ieri da Pierpaolo Benni e sulla quale gradirei faceste le vostre considerazioni.

Mirco Marchetti

"Ragazzino, lasciami lavorare: questa era la sostanza delle risposte comunque imbellettate che ricevevo.

     Risposte cui ero professionalmente abituato, avendo accumulato un’esperienza industriale di parecchi anni ed in campi diversificati sulla promozione del trasferimento industriale dell’innovazione tecnologica.

     Io amo il progresso cosciente, e non sono solito mollare l’impegno di fronte alle difficoltà.

     Così, negli anni 2000 – 2001, progettai, promossi e diressi un corso di GESTIONE DEL RISCHIO tenuto da un notevole numero di specialisti operanti nella Società Civile, nel quale io per primo appresi l’esistenza di un’infinità di strumenti, basati sull’evoluzione dei sistemi di elaborazione dati e della sensoristica, adatti a sostituire senza possibilità di confronto la palla di vetro.

     Naturalmente, la reazione degli Executives, questa volta non solo dell’Industria, ma delle Banche ( allora le Finanziarie in ITALIA erano giochini misteriosi imbrigliati da serie limitazioni per proteggere i Cittadini dal RISCHIO ), delle Strutture Pubbliche di ogni tipo, del Territorio ecc … cui presentavo il progetto per loro chiaramente sconosciuto e quindi spaventoso data la novità, era il solito enorme interesse sostanzialmente concluso dall’altrettanto solito <<>>.

     Così scoprii che la vera fonte delle perplessità non trovava origine nell’ignoranza ( normale, trattandosi in gran parte di eccezionali innovazioni per l’ITALIA, importate solo occasionalmente anche dalle Università a causa del conservatorismo dell’Establishment ) verso gli strumenti sconosciuti e la loro affidabilità, ma esattamente nel rigetto tipico italiano verso la RESPONSABILITÀ, esattamente lo stesso atteggiamento verificato nel precedente caso dell’innovazione puramente tecnologica.

     Se esistono documenti oggettivi e credibili su quanto è oggetto delle decisioni a me delegate, come faccio a giustificare eventuali errori, con verosimili conseguenze anche gravissime a mio carico ?

     Nessuno immagina quanto sia comune in ITALIA ( e nei Paesi meno evoluti ) la scelta di non voler conoscere possibili difetti tecnici minimi rilevabili grazie al progresso tecnologico, per non dover adottare le decisioni di sicurezza conseguenti, che possono anche essere il solo monitoraggio della situazione !

     Meglio ricorrere allo " incidente imprevedibile " o trasferire la colpa allo " errore umano ", contando che fra le vittime si contino anche coloro che potrebbero avere prove inconfutabili da raccontare ( se ascoltati ).

     Direi che il limite di questo comportamento, che essendo un limite non è stato superato nemmeno all’estero, si incontra nell’utilizzo dell’informatica nell’applicazione della Giustizia: il Processo Informatizzato, con esplicitazione di tutte le informazioni necessarie e disponibili da non trascurare nel dibattimento, affette dal coefficiente di affidabilità / gravità delle notizie emerse, ed elaborazione finale della sentenza da parte del sistema sulla base di tutta la giurisprudenza esistente ( applicabile o di supporto ), con Collegio Giudicante responsabile di adottare o respingere la sentenza, solo motivando la decisione.

     Quante garanzie di oggettività in più rispetto al Tribunale palestra di Principi del Foro otterrebbe Cipputi !

     Oggi ci troviamo di fronte al revival della crisi del 1929 in chiave mondializzata fin dalla partenza.

     Avendo a disposizione strumenti di raccolta, elaborazione, simulazione dati ecc … assolutamente inimmaginabili 80 anni fa, e il cui possibile livello d’errore è definibile con sicurezza, come è possibile il ripetersi di un incidente che, d’altra parte, anche un bambino poteva prevedere senza nemmeno possedere la palla di vetro ?  E come è possibile che si pubblicizzino incertezze nei confronti delle azioni da adottare, quando si può prevedere tranquillamente l’evoluzione del fenomeno a fronte dei diversi interventi ?

     Certamente, i sondaggi Elettorali sono stati da tempo abilmente utilizzati per dimostrare Urbi et Orbi l’inaffidabilità delle previsioni " scientifiche ", e quindi invalidare sia il sistema sia la credibilità delle previsioni scientifiche, ma ciò non deve sorprendere, dato che gli operatori di quel delicato campo sono ridotti a pochi ammucchiati sotto la stessa cappa, dai quali i committenti si attendono solo conferma di ciò che essi stessi stanno raccontando pubblicamente.

     Forse che, anche senza la montagna d’informatica disponibile, gli addetti al mestiere non sanno che, in tutti i casi, i tamponamenti inadeguati come quelli adottati finora per il terremoto finanziario, finiscono inevitabilmente in scomparsa delle risorse destinate ad essi e peggioramento della situazione ?

     Allora, torniamo indietro: come sempre il crack poteva essere evitato senza la minima difficoltà in sede preventiva, e che preventivamente TUTTI i Responsabili di agire fossero ben coscienti del disastro che stava montando grazie alla loro inattiva incapacità dolosa, non può in alcun modo essere messo in dubbio.

     Se poi il trentacinquenne Neel Kashkari, scelto come responsabile della gestione degli 850 MLD di DOLLARI del " Piano Paulson ", dice su YouTube che i Grandi Managers degli Istituti salvati dallo Stato " non perderanno i loro stipendi d’oro come stabilito dal Congresso " ma subiranno solo " modesti ritocchi … perché noi preferiremmo aiutare le banche ricche a diventare ancora più ricche ", domando come possa esistere chi ancora ha fiducia nei Leaders di queste ex DEMOCRAZIE europee.

PER QUESTO MOTIVO DEVONO ESSERE PROCESSATI TUTTI COME CRIMINALI DI PACE PER DISASTRO DOLOSO.

     Ed infatti, in ITALIA, di fronte alle difficoltà oggettive che questo Governo non può evitare di accollarsi pur con tutto lo spiegamento di Plagio mediatico in cui è maestro, eccolo nuovamente costretto a rilanciare lo spauracchio dell’Alternativa Prodi imponendo all’esule Sergio Cofferati, misero Sindaco di BOLOGNA, poche settimane dopo aver dato la disponibilità a ricandidarsi, non solo di far sapere di aver deciso di dedicarsi al figlioletto, ma addirittura, il giorno successivo ad una presa di posizione che ignorava le ambizioni dei Prodiani, di tornare sull’argomento per smentirsi in loro favore.

     Eppoi si legge che l’Università italiana appare al 200 posto delle classifiche mondiali !

     Se BOLOGNA è rappresentata dagli Economisti-Giuslavoristi-Giornalisti della scuola prodiana, da Biagi a Panebianco, a Ichino, per arrivare fino al probabile " Candidato Sindaco Prodiano " Flavio Del Bono proprio quando gli Economisti vorrebbero nascondersi per ciò che hanno combinato, perché meravigliarsi ?

     Se ora, come sempre accade quando non si interviene preventivamente, il risanamento del disastro mondiale assume aspetti che io giudico " oltre il dichiarabile ", ed un livello tale che non è affatto certo possa venir superato pur con l’intervento degli Stati, è altrettanto certo, e deve costituire pesante aggravante al processo dei colpevoli, che è ugualmente insensato perdere tempo con pannicelli che dissanguano le energie necessarie per riprendersi, o alimentano addirittura la tragedia.

     È o non è ovvio che, le squadre che non hanno saputo intervenire preventivamente, non hanno alcuna credibilità per progettare e condurre il salvataggio, e vanno emarginato e sostituite al più presto ?

     Poi, occorre smetterla di fingere di giocare solo con Finanza e Banche, e con una CONFINDUSTRIA chiaramente inadeguata e capace solo di chiedere aiuto, per prepararsi come è necessario, ad affrontare il vero dramma, quello dell’Economia: un risanamento che impegnerà tutte le risorse soprattutto umane di sopportazione e coesione mobilitabili al sacrificio, in nessun modo da sollecitare alla contrapposizione con ipoetsi contrattuali antisociali e falsamente efficientiste.

     Il che tecnicamente comporta correggere, per l’ITALIA, l’errore fondamentale che ci ha portato in questo terremoto, la pseudo-Privatizzazione materiale e morale di enormi risorse in nessun modo liberalizzabili, a partire dei Fondi della Sicurezza Sociale per finire agli intrallazzi residui a livello periferico costruiti solo per sfruttare la prassi delle perdite-pubbliche-e-profitti-privati inventata a livello centrale, eppoi esplosa nel campo finanziario con l’utilizzo dei Debiti come garanzia per i Crediti attraverso il Mare Magnum delle maledette cartolarizzazioni.

     Si devono RINAZIONALIZZARE ( o RIMUNICIPALIZZARE ) ai prezzi di saldo correnti, visto che comunque quella è la destinazione ultima, non solo tutti i Fondi della Sicurezza Sociale e quelli destinati alla Pubblica utilità, ma soprattutto tutte le attività non liberalizzabili a partire da quelle Energetiche, dato che il prezzo della scarsa ed incerta Energia Disponibile e la sua destinazione prioritaria, sarà la chiave per realizzare il risanamento, alla faccia di chi ha il coraggio di " paventare la discesa sotto i 90 DOLLARI al barile del prezzo del petrolio " !.

     Da cui, l’ulteriore aggravante per i colpevoli del disastro, perché questa crisi rallenterà l’adozione degli accorgimenti scientifici necessari alla salvezza ecologica del Pianeta, compensata solo, per necessità, dai ridotti consumi, come é per la RUSSIA post U.R.S.S. ."

Pierpaolo Benni

lunedì 6 ottobre 2008

Un mondo senza povertà

Alcuni settimane fa ho incontrato Piero Benedetti il quale mi raccontava di una lettura che aveva fatto durante il periodo vacanziero e che lo aveva entusiasmato moltissimo. Nel libro si parlava di "business sociale", dell'inefficacia del welfare odierno e di un mondo possibile senza povertà. Oggi, tutti i giornali titolano a lettere cubitali del crollo delle borse e con esse traballa un sistema che si era ritenuto, o per lo meno lo si era fatto credere, solido. Pure il Papa, dal Suo pulpito si sente in dovere di evidenziare che l'unica cosa solida è la "Parola di Dio". Possono di queste incertezze soffrire i meno abbienti? Eppure è così. Alitalia ha i conti in rosso da dieci anni e la Magistratura non ha nulla da ridire; possibile? Un uomo disperato si uccide perché non era in grado di pagarsi le bollette di luce, gas ed acqua. Le banche ipotecano le case dei meno abbienti, le burocorporazioni mettono gabelle su gabelle ad indigenti sempre più presi a stretto da sistemi creditizi che si avviano allo strozzinaggio. Qualcuno chiede per Fermignano uomini di "spessore", cosa vuol dire uomini di spessore? Abbiamo bisogno di progetti di spessore portati avanti da coalizioni di persone che perseguono, non finalità individualistiche, ma collettive. La politica è diventata mera contabilità che si nutre di vessazioni e che gettano le persone nella disperazione per la difficoltà ad assolvere anche i più semplici doveri domestici. Pagare una bolletta del metano è divenuto un lusso per uno stipendio medio che è costretto ad indebitarsi verso banche che sono enti profit, questo è chiaro, non enti di beneficienza. I palazzinari scalpitano per costruire case che pochi potranno permettersi di comprare agli attuali prezzi, quindi si attende l'esplosione della bolla edilizia che non potrà che far dimezzare gli attuali prezzi. Ma i palazzinari sono sempre corteggiati dai politici in nome di un'urbanistica che, per invero, poco conoscono perché a nulla interessa l'idealità di una città a misura d'uomo e sostenibile. Dobbiamo osare noi cittadini, smontare il sistema burocorporativo e contabile che ha determinato un sistema fallace e vacuo andando a discapito dei molti per nutrire i soliti pochi noti. Se torniamo quindi al libro di cui Piero Benedetti mi parlava, esso è scritto da Muhammad Yunus, premio Nobel per la pace 2006 e vuole descrivere la possibilità di un mondo finalmente senza poveri:

“È tempo che la nuova idea del business sociale guidi la prossima grande trasformazione del mondo. È tempo che la visione di un mondo in cui la povertà sia solo un ricordo del passato si trasformi in realtà.”

Il libro

Con Il banchiere dei poveri ha raccontato la storia straordinaria della fondazione della Grameen Bank e ha mostrato come il sistema del microcredito sia capace di sottrarre milioni di persone alla miseria e allo sfruttamento. Da allora ha esteso il raggio d’azione di Grameen dal campo strettamente finanziario a quelli dell’alimentazione, dell’educazione, dell’assistenza sanitaria, delle telecomunicazioni. Oggi il premio Nobel per la pace Muhammad Yunus è pronto per una nuova sfida: proporre quell’esperienza come un modello e un punto di riferimento per riuscire finalmente ad estirpare la piaga della povertà mondiale. La sfida si può vincere, secondo Yunus, con lo sviluppo e la diffusione del “business sociale”: un nuovo tipo di attività economica che ha di mira la realizzazione di obiettivi sociali anziché la massimizzazione del profitto. Non elemosina, dunque, né aiuti pubblici gestiti il più delle volte con criteri oscuri e inutili complessità burocratiche. Al contrario, il business sociale è una forma di iniziativa economica capace di attivare le dinamiche migliori del libero mercato, conciliandole però con l’aspirazione a un mondo più umano, più giusto, più pulito. Sembra un sogno a occhi aperti. Ma è un sogno che ha aiutato il Bangladesh quasi a dimezzare il suo tasso di povertà in poco più di trent’anni. E che comincia a coinvolgere multinazionali, fondazioni, banche, singoli imprenditori, organizzazioni no profit in ogni parte del mondo. Una rivoluzione sociale ed economica ancora silenziosa, ma che può rappresentare una speranza concreta di risolvere finalmente il problema più grave che affligge il mondo d’oggi.

Vorrei di questo parlarne con voi, discuterne, capire assieme a voi che le cose si realizzano da quando si inizia a sognarle e che solo chi ha ancora il gusto di saper sognare può osare il realizzare "progetti di spessore" fatto di tanti uomini che hanno imparato che tutto è possibile se lo si vuole realmente.

Voglio al fine segnalare, tanto per mostrare che nessun mezzo tradizionale di comunicazione ne parla perché asservito alle Banche come d'altra parte lo è tutta la politica tradizionale ed i suoi ometti che ci hanno governato negli anni, gli altri, come saprete sono definiti "antipolitici", un sito che offre, ad esempio, credito in maniera differente e senza intermediari e con una logica simile al p2p:
http://www.zopa.it/ZopaWeb/

dategli un'occhiata, poi ognuno si faccia le sue proprie considerazioni. Però, vi prego, discutiamone assieme.

Mirco Marchetti

domenica 7 settembre 2008

Dilettanti allo sbaraglio

DA: IL MESSAGGERO-Pesaro

Venerdì 05 Settembre 2008
  
 «Acacia Scarpetti non rappresenta più l’Italia dei Valori locale, noi il secondo casello non lo vogliamo». Si riapre la ferita, mai cicatrizzata, all’interno dell’Idv, tra il capogruppo Idv a Pesaro e l’ex segretario provinciale, recentemente commissariato, Niccolò Di Bella. A tenere banco sono ancora le esternazioni di Acacia sulla necessità di un secondo casello a santa Veneranda. «L’Interquartieri ha già risolto i problemi della viabilità anche se bisogna creare una strada che snellisca il traffico dell’Adriatica. Auspichiamo che la gente non associ le dichiarazioni di Acacia a quelle della vera Idv locale». Se Di Bella non fa riferimento alla critiche che il capogruppo Idv ha rivolto al sindaco, a rivolgere un “richiamo” allo stesso Acacia Scarpetti, ci pensa il coordinatore Idv Marche Gianfranco Borghesi. Lui non ha posizioni così nette come Di Bella sul secondo casello e «auspica che si arrivi ad una soluzione condivisa». Ma, allo stesso tempo, chiede di «evitare assolutamente, proprio all’interno della maggioranza, la polemica sterile condita da parole inopportune, soprattutto all’indirizzo del sindaco, che ha il difficile compito di ascoltare le voci di tutti e di trarne le conclusioni». Tornando a Di Bella, nel suo mirino non c’è solo Acacia, ma l’assessore fanese Idv Pierini. «Non capisco come mai, fino a che non si era ufficializzata la creazione del gruppo guidato da Davide Rossi, nessuno del precedente gruppo fanese si fosse mai fatto vivo per riflettere sul coordinamento locale Idv. Il dottor Pierini, con il discorso delle tessere posticcie, ha fatto sicuramente un torto alla sua intelligenza di noto e stimato medico primario». E’ poi la volta di Dante Merlonghi: «Ha accusato la dirigenza provinciale Idv di svendere l’alleanza in cambio di chissà quali poltrone, quando, invece, dall’incontro con Ricci e co, sono emersi interessanti spunti e riflessioni per contruire una sana collaborazione. Mi sembra che ci siano tutte le condizioni per l’espulsione di Merlonghi». Di Bella vede «marionette che cercano di infrangere il partito e il burattinaio, qualcuno seduto più in alto di loro, in cerca di alleati con cui prendere in mano la dirigenza a livello regionale».

Sabato 06 Settembre 2008   
  
 Non c’è pace per l’Italia dei Valori pesarese. Da mesi, ormai, il partito è lacerato da una sorta di “guerra tra bande”. La tempestosa elezione del segretario provinciale Niccolò Di Bella al termine di un congresso mai riconosciuto dal suo predecessore, il capogruppo in consiglio comunale Luca Acacia Scarpetti, è stata solo una delle tappe di una lunghissima polemica che ha contropposto lo stesso Acacia Scarpetti a Borghesi, con “tirate per la giacca” anche a Merlonghi”.
Con il “contorno” di un gruppo consiliare, a Pesaro, che doveva arricchirsi dei Riformatori, poi però ritiratisi al termine di un lungo tira e molla. E con l’alleanza “anomala” con il centrodestra a Fano che esprime l’assessore Pierini e che è fortemente osteggiata da parte del partito.
In questo confuso quadro interviene il responsabile regionale per gli enti locali Ennio Coltrinari, che richiama tutti “all’ordine”: “In questo momento di grande crescita del partito, in Italia e nelle Marche, che sta comportando anche l’esigenza di una sua ristrutturazione e di atteggiamenti chiari, netti ed univoci, invito tutti ad abbassare i toni. L’Italia dei Valori è un partito che si basa fortemente sui propri rappresentanti nelle istituzioni per il loro rapporto immediato con i cittadini: per altro, è certamente fondamentale anche il ruolo del partito quale interlocutore primario dei propri rappresentanti istituzionali e dei cittadini stessi”.
“Trovo, pertanto, impropri - insiste Coltrinari - i recenti interventi di Merlonghi e Di Bella. Pur tuttavia, nel mentre il primo ricopre e ha ricoperto ruoli rilevanti per conto del partito, il secondo, a causa anche della sua giovane età, è stato da poco commissariato per non aver saputo tenere unito il partito nella provincia di Pesaro. Pertanto, i suoi attacchi a quasi tutto il partito, lo isolano e ne fanno una voce non autorizzata a parlare sulla stampa”.
“Auspico quindi - conclude il responsabile regionale per gli enti locali dell’Idv - che i rappresentanti del partito nelle istituzioni pesaresi e il commissario provinciale riescano a trovare una sintesi che non venga disturbata da semplici iscritti”.


martedì 5 agosto 2008

Proposte per le banche

Dov'erano la Consob e la Banca d'Italia quando avvenivano gli scandali finanziari? Non ci convince che non ne sapessero niente, ma ci convince la loro connivenza, se non la complicità.

Noi dell'Italia dei Valori abbiamo preparato un pacchetto di leggi che in materia di risparmio e credito mirano a trovare fondi per il rilancio dell'economia del Paese. Ma invece di prendere ai deboli per dare ai forti, toglie ai furbi per dare a tutti i cittadini.

Tra le nostre proposte di legge prevediamo l'abolizione della clausola di massimo scoperto bancario, misure per l'introduzione della ''proprietà popolare della moneta'', il divieto per i comuni di piccole dimensioni di sottoscrivere strumenti finanziari derivati, la vendita parziale delle riserve auree dello Stato a beneficio del debito pubblico, nuove norme sulla proprietà della Banca d'Italia e la trasformazione delle banche popolari in società per azioni di diritto speciale.

Proponiamo inoltre la costituzione di due nuove commissioni parlamentari di inchiesta. Una sull'operato dell'Isvap, l'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, per indagare sulle anomalie del sistema che continua a comportare un indiscriminato aumento delle tariffe assicurative, nonostante l'avvenuta liberalizzazione. L'altra sull'operato di Consob e Banca d'Italia relativamente agli scandali e ai dissesti finanziari e industriali, nonché alla distribuzione dei bond argentini presso i risparmiatori italiani.

Noi chiediamo che il Parlamento si interessi di cose serie piuttosto che di lodi vari. A chi ci accusa di essere eversivi rispondiamo che eversivi sono quelli che tengono nascoste queste problematiche per tenersi il malloppo. Di questo pacchetto si parlerà poco perché e' più facile sparlare dell'Italia dei valori e identificarla come il partito che si occupa di giustizia e porta avanti il giustizialismo.

Antonio Di Pietro

Scompezza o sconcezza?

Un amico mi invia queste interessanti riflessioni:

L'articolo 32 della Costituzione che recita “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività” non vale per gli abitanti della Campania. A suffragare questa nostra interpretazione restrittiva della norma costituzionale è l'applicazione del decreto legge numero 90 del 23 maggio 2008. Con il pretesto di porre rimedio alle gravissime e drammatiche problematiche ambientali e sanitarie che riguardano la regione Campania e di mettere fine ad una situazione di eccezionale e perdurante emergenza, il governo Berlusconi ha fatto ricorso allo strumento della decretazione di urgenza, introducendo delle norme in deroga al dettato costituzionale ed alle leggi comunitarie. Basti pensare che se il decreto berlusconiano sui rifiuti fosse entrato in vigore qualche settimana prima, alcune irregolarità contestate nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Napoli (che ha portato alla sbarra 25 persone tra dipendenti, funzionari del Commissariato all'emergenza e responsabili Fibe ed Ecolog) non potrebbero essere più contestate in Campania, ma non nel resto d'Italia.

Ecco l’articolo 9 relativo alle discariche, inserito nel decreto legge sui rifiuti

D i s c a r i c h e

- 1. Allo scopo di consentire lo smaltimento in piena sicurezza dei rifiuti urbani prodotti nella regione Campania, nelle more dell'avvio a regime della funzionalità dell'intero sistema impiantistico previsto dal presente decreto, nonche' per assicurare lo smaltimento dei rifiuti giacenti presso gli impianti di selezione e trattamento dei rifiuti urbani e presso i siti di stoccaggio provvisorio, e' autorizzata la realizzazione, nel pieno rispetto della normativa
comunitaria tecnica di settore, dei siti da destinare a discarica presso i seguenti comuni: Sant'Arcangelo
Trimonte (BN) - località Nocecchie; Savignano Irpino (AV) - località Postarza; Serre (SA) - località Macchia
Soprana; nonche' presso i seguenti comuni: Andretta (AV) - località Pero Spaccone (Formicoso); Terzigno (NA) - località Pozzelle e località Cava Vitiello; Napoli località Chiaiano (Cava del Poligono - Cupa del cane); Caserta - località Torrione (Cava Mastroianni); Santa Maria La Fossa (CE) - località Ferrandelle; Serre (SA) - località Valle della Masseria.
- 2. Gli impianti di cui al comma 1 sono autorizzati allo smaltimento dei rifiuti contraddistinti dai seguenti codici CER: 19.12.12; 19.05.01; 19.05.03; 20.03.01; 19.01.12; 19.01.14; 19.02.06; presso i suddetti impianti e' inoltre autorizzato lo smaltimento dei rifiuti contraddistinti dai seguenti codici CER: 19.01.11*; 19.01.13*; 19.02.05*, nonche' 19.12.11* per il solo parametro "idrocarburi totali", provenienti dagli impianti di selezione e trattamento dei rifiuti urbani, alla stregua delle previsioni derogatorie di cui all'articolo 18.
- 3. Ai fini dello smaltimento nelle discariche di cui al comma 1, i rifiuti urbani oggetto di incendi dolosi o colposi
sono assimilati ai rifiuti aventi codice CER: 20.03.01.
- 4. Presso le discariche presenti nel territorio della regione Campania e' autorizzato anche il pretrattamento
del percolato da realizzarsi tramite appositi impianti ivi installati.
- 5. In deroga alle disposizioni relative alla valutazione di impatto ambientale (VIA) di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, come modificato dal decreto legislativo 16 gennaio 2008, n. 4, nonche' alla pertinente legislazione regionale in materia, per la valutazione relativa all'apertura delle discariche ed all'esercizio degli impianti, il Sottosegretario di Stato procede alla convocazione della conferenza dei servizi che e' tenuta a rilasciare
il proprio parere entro e non oltre sette giorni dalla convocazione. Qualora il parere reso dalla conferenza dei servizi non intervenga nei termini previsti dal presente comma, il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, si esprime in ordine al rilascio della VIA entro i sette giorni successivi. Qualora il parere reso dalla conferenza dei servizi sia negativo, il Consiglio dei Ministri si esprime entro i sette giorni successivi.
- 6. L'articolo 1 del decreto-legge 11 maggio 2007, n. 61, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 luglio
2007, n. 87, e' abrogato.
- 7. Con ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri ai sensi dell'articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, sono definite, d'intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze, le discipline specifiche in materia di benefici fiscali e contributivi in favore delle popolazioni residenti nei comuni sedi di impianti di discarica, previa individuazione della specifica copertura finanziaria, con disposizione di legge.
- 8. Il primo periodo del comma 4 dell'articolo 191 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e' così sostituito: "Le ordinanze di cui al comma 1 possono essere reiterate per un periodo non superiore a 18 mesi per ogni speciale forma di gestione dei rifiuti.".
- 9. Agli oneri derivanti dal presente articolo, ad eccezione del comma 7, si fa fronte a valere sulle risorse di cui all'articolo 17.

Tanto per fare un esempio, mentre in un'altra regione non è consentito assimilare rifiuti solidi urbani e speciali (rifiuti combusti), in Campania, grazie al nuovo decreto, invece lo è. Quindi i rifiuti campani possono essere omologati con lo stesso codice Cer (catalogo europei dei rifiuti), e conferiti in discarica anche carichi di idrocarburi. In sintesi: le stesse tipologie di rifiuti, in Campania vanno in discarica, mentre se destinate ad un’altra regione sono bloccate, analizzate e trattate. Per la Campania, dunque, è stata prevista dal decreto una più bassa soglia di sicurezza e di tutela alla salute. A questo punto viene da chiedersi: i cittadini potranno ancora credere nella sicurezza delle discariche? In questi 15 anni si sono già visti troppi strappi alle regole. E l'inchiesta della Procura ha dato certezza a dei sospetti, e cioè la “superficialità” con cui vengono gestite le discariche, con il percolato che ha invaso ed inquinato intere aree agricole. Con i rifiuti tossici che hanno avvelenato giorno dopo giorno tanti cittadini. E, cosa gravissima, con l'assenso di chi doveva controllare che tutto fosse a norma. Controllati e controllori avviluppati in un unico criminale abbraccio.

Si pensi,per esempio, al caso emblematico della circolare al centro dell'inchiesta dei giudici napoletani. A creare “problemi” fu una circolare nella quale si diceva che il materiale prodotto negli impianti di combustibile da rifiuti della Campania non era da considerarsi Cdr, e quindi non era idoneo alla termovalorizzazione, generando, come ha spiegato un dirigente del commissariato ai pm in un interrogatorio, il problema della classificazione del materiale, "se era da classificarsi con la lettera D (in questo caso non era adatto alla spedizione in Germania) o con la lettera R (come gradito alle autorità tedesche)". Il “giochetto di prestigio” effettuato dai funzionari corrotti è racchiuso proprio in queste due consonanti. Materiale da classificarsi come D veniva classificato come R. In Germania, quindi, la Campania ha smaltito attraverso Ecolog rifiuti in violazione della normativa comunitaria, cambiando il codice di questi rifiuti nella documentazione.

Un reato ascritto ai vertici dell'azienda, l'ad Roberto Cetera e il direttore tecnico Lorenzo Miracle, ma anche al responsabile della sanità del Dipartimento di Protezione civile Marta Di Gennaro. ll traffico illecito di rifiuti, scrivono i pm, sarebbe consistito "nell'invio di frazione umida con codice Cer 190501 non veritiero; nell'effettuazione in Germania di un'operazione di smaltimento in luogo di attività falsamente rappresentate come recupero alle competenti autorità e come tali indicate nei documenti di accompagnamento delle singole spedizioni". Ma l'inchiesta ha puntato l'indice anche verso le scelte delle aree delle discariche. E le irregolarità nello smaltimento dei rifiuti attraverso la falsa indicazione della loro tipologia non riguardavano solo l'invio in Germania, ma anche quello in discarica. come ad esempio l'utilizzo per alcuni mesi della discarica già chiusa in località Parapoti a Montecorvino Rovella, nel salernitano. Deroghe su deroghe, eccezioni su eccezioni. Il popolo campano non ha bisogno di altre normative ad hoc ma del rispetto della legge, quella unica ed uguale per tutti”.

Ernesto Ferrante

domenica 3 agosto 2008

mercoledì 30 luglio 2008

Dolo Alfano

Depositata la richiesta di referendum per l'abrogazione del "Dolo" Alfano  

"Ho appena lasciato la Corte di Cassazione dove, insieme ad Antonio Di Pietro e ad altri colleghi parlamentari di Italia dei Valori, abbiamo depositato la richiesta di referendum popolare per l'abrogazione del "lodo", che io chiamo "dolo" Alfano. 

Una legge ad personam voluta da Berlusconi per fermare il processo in corso contro di lui per corruzione in atti giudiziari (il cosiddetto processo Mills, in corso e quasi ultimato davanti al Tribunale di Milano).
Nei prossimi mesi raccoglieremo le firme e secondo la legge entro la metà di giugno del prossimo anno dovrà essere fissata una data per il voto.
Noi pensiamo che il popolo italiano spazzerà via questa ennesima vergogna, che serve ancora una volta a salvare "il potente di turno" mentre la persona normale appena commette la più piccola mancanza viene colpita spesso duramente.
Vogliamo che la "legge sia uguale per tutti" indipendentemente dal fatto che sia debole o potente, italiano o straniero. E' ciò che avviene per lo più nei Paesi veramente civili e democratici, quelli che non permettono ad un politico condannato con sentenza passata in giudicato (ma nemmeno quando non ha pagato i contributi per la domestica) di essere eletto in Parlamento.
E' un referendum che coloro che credono nella legalità e nel fatto che l'etica debba valere anche per la politica non possono non sostenere. 
Probabilmente la raccolta inizierà verso la metà di settembre: vi aspettiamo tutti ai nostri banchetti per firmare"
On. Antonio Borghesi

martedì 29 luglio 2008

domenica 27 luglio 2008

venerdì 25 luglio 2008

L'Animatore e la Piramide


Chiunque abbia in testa un progetto, sappia mettere l'anima in azione ed apportare un cambiamento, chiunque crei contesti che facilitino le trasformazioni, magari attraverso la creatività che gli è propria, è un Animatore. Il più grande di tutti lo chiamarono "Creatore".

Mi rendo perfettamente conto di quanto sia arduo sostenere un cambiamento. Ancor più mi rendo conto di quanto sia difficile l’attuarlo. Quello che so’ è che un cambiamento è sostenibile nel momento in cui un sistema entra in crisi. Tutto il percorso storico è stato caratterizzato da un sistema gerarchizzato. Se posso prendere a prestito una metafora usata da uno studioso che stimo, possiamo dire che fin ad ora il sistema era simile ad una piramide al cui vertice era collocato il potere e che in tempi antichi era rappresentato, se non incarnato, da un individuo. Poi, nel desiderio secolarizzante vi si sono insediate oligarchie, lobbyes e burocorporazioni. I mattoni che compongono la piramide sono comparti ordinati da rapporti gerarchici di reddito, status e potere. In questo sistema l’ambiguità è nulla o quasi in quanto basato sulla linearità dei movimenti, sulla prevedibilità. E’ un sistema basato sulla “certezza”. Va però aggiunto che questo sistema era sostenibile in un ambiente a bassa complessità. L’Evo post-moderno è invece l’Evo della complessità, della velocità, delle connessioni, dei policentrismi, della pluridirezionalità, della trasformazione di idee. Si affaccia l’immaterialesimo. Consumiamo più beni immateriali che beni tangibili. L’ISTAT ci dice che drasticamente calano nelle famiglie medie italiane i consumi sul fronte calzaturiero, dell’abbigliamento, e via dicendo ma aumentano invece i consumi sul fronte delle telecomunicazioni; internet, cellulari et cetera. Il problema è che i mattoni di quella piramide nell’attuale sistema sono oramai svincolati dal quel vertice unico. E’ come se la piramide fosse esplosa ed ogni mattone se ne va per suo conto ma, mentre se si trattasse di un frattale avrebbe in sé la capacità di dar conto del tutto, in questo caso ogni mattone si rivela non autosufficiente. E’ chiaro che in questo scenario di ipercomplessità sistemica emergono assieme alle contraddizioni anche i conflitti ed un certo disordine. I mattoni non possono più essere riassemblati con i vecchi sistemi disciplinari poiché è solo la interdisciplinarità che può rendere chiaro ad ogni parte la valenza del tutto. Ragionare quindi, non più per comparti ma, tra comparti. Le parole d’ordine da avanzare in questo sistema psicotico sono; negoziazione continua, connessione e facilitazione alla connessione.
Ragionare tra comparti significa mettere in connessione: pubblico e privato, sociale ed economico, sanitario ed educativo, produttivo e commerciale e via dicendo.
Al momento quindi si prospettano due strade. Una vedrebbe di buon grado il ritorno verso un sistema gerarchizzato, pseudo imperiale e verticale. Un sistema totale, adagiato su dogmi e costruito su sistemi lineari. Per avere questo abbiamo però bisogno di eludere l’incertezza, di evitare l’ambiguità ed allontanare la pluriculturalità a favore di un pensiero unico. A mio parere si tratta di azzerare o rendere minima l’ipercomplessità e, ciò non è più possibile.
Per l’altra strada, che è quella che io indico, occorre che l’individuo per la prima volta nella storia, si attrezzi ed acquisisca competenze ulteriori. Non è più sufficiente saper navigare bene un certo mare, occorre essere attrezzati per poter navigare su mari differenti. Ad una cultura duale si interpone una cultura di gruppo con sviluppi orizzontali ed in cui ogni parte si sente soggetto ed artefice di un cambiamento frutto di negoziazioni continue “qui” ed “adesso”. La logica delle connessioni che sostituisce la gerarchizzazione, ha bisogno di facilitatori. Questo non potrà non portare ad una diminuzione dei livelli di delega e ad una flessibilità delle forme statuali. Il nuovo cittadino sarà quindi pluriappartenente, soggetto anziché assoggettato.

E’ chiaro che la prima strada sia la più semplice e veloce esonerandoci dallo sforzo negoziale e concedendo deleghe che ci permetterebbero di impegnarci meno, di assumerci meno certe responsabilità e, per ciò stesso, di indirizzare le colpe verso un capro espiatorio. Ma è una strada segnata dalla forza della coercizione e che riattualizza un sistema totale ed imposto dall’alto, verticale e che guarda al passato e, se vogliamo, a culture ottocentesche. Se, come suggerisce Di Pietro oggi, si potesse parlare di post-ideologia questo presupporrebbe l’aver preso atto che le idee abbiano avuto modo di connettersi, di comunicare tra loro e negoziare i nuovi bi-sogni facendo in modo che le genti, nel riprogettare il futuro, tornino ad avere la capacità di perseguire sogni. Ma il tessuto è mutato ed il connessionismo è una risposta alla nevrosi imperante che, per timore, si chiude ed erige barriere ad altre possibilità viste come rischiose. Occorre quindi un metodo ed invece che post-ideologie occorre forse noi si parli di new-ideologie.

Mettere ad esempio attorno ad un tavolo attraverso la “Consulta immigrati”, tutte le etnie che esistono a Fermignano, compresa quella italiana, facendo partecipi tutte quelle persone che si sentono motivate al dialogo ed al confronto, è cosa sicuramente non semplice ma che va nella direzione di responsabilizzazione verso il tentativo concesso ad ognuno di trovare soluzioni a riguardo che possano confluire in una sintesi nata da un idem sentire maturato attraverso un percorso difficoltoso ma che porti la sovranità ad avere come soggetto il soggetto stesso. “Il soggetto della Sovranità, è la sovranità del Soggetto”.

Non vedo al momento nessun partito che tenti di muoversi verso l’impegnativo percorso che ho sopra prospettato. I “grillini” o le liste civiche, che secondo alcuni avrebbero qualcosa di nuovo, a mio parere non hanno saputo tradurre il momento di crisi in una nuova prospettiva e non comprendo bene quale sia l’idea di mondo che verrebbe prospettata attraverso loro. Non basta dichiarare di essere un nuovo soggetto per mutare un sistema e, tutti i soggetti “nuovi” che nascono non possono non mettersi in relazione con gli altri o, peggio, dire di essere i migliori. Sono sempre ragionamenti frutto di una logica verticale.

Mirco Marchetti

mercoledì 25 giugno 2008

I Processi sospesi


Processi sospesi

Vengono sospesi obbligatoriamente i processi (essendo puniti con pene inferiori ai dieci anni):

• sequestro di persona, 
• estorsione, 
• rapina, 
• furto in appartamento, furto con strappo, 
• associazione per delinquere, 
• stupro e violenza sessuale, 
• aborto clandestino, 
• bancarotta fraudolenta, 
• sfruttamento della prostituzione, 
• frodi fiscali, 
• usura, 
• violenza privata, 
• falsificazione di documenti pubblici, 
• detenzione di documenti falsi per l’espatrio, 
• corruzione, corruzione giudiziaria,
• abuso d’ufficio, 
• peculato, 
• rivelazioni di segreti d’ufficio, 
• intercettazioni illecite, 
• reati informatici, 
• ricettazione, 
• vendita di prodotti con marchi contraffatti, 
• detenzione di materiale pedo-pornografico, 
• porto e detenzione di armi anche clandestine, 
• immigrazione clandestina,
• calunnia, 
• omicidio colposo per colpa medica – errori dei medici –,
• omicidio colposo per norme sulla circolazione stradale, 
• truffa alla Comunità Europea, 
• maltrattamenti in famiglia, 
• incendio e incendio boschivo, 
• molestie, traffico di rifiuti, 
• adulterazione di sostanze alimentari, 
• somministrazione di reati pericolosi, 
• circonvenzione di incapace

sabato 21 giugno 2008

Piccolo Dizionario economico-finanziario ad uso comune.


Lo scopo:

Prima di tutto, grazie a Mirco che mi consente di utilizzare questo spazio che ha come scopo quello di voler essere utile per cercar di capire il significato di termini entrati nell’uso comune, ma che, spesso, non sappiamo “maneggiare” opportunamente. Iniziamo dal Pil (Prodotto Interno Lordo): ne sentiamo parlare tutti i giorni, dunque cerchiamo di capire cos’è.

Il Pil
L’ inventore del PIL è un’economista statunitense di origine russa che porta il nome di Simon Kuznet, (premio nobel nel 1971) che a proposito del PIL disse nel 1964 che "si deve tenere presente la differenza fra la quantità e la qualità della crescita. fra costi e benefici, fra breve e lungo periodo. Un obiettivo di "maggiore" crescita dovrebbe specificare la crescita di cosa e per cosa"

Il PIL è il valore di mercato di tutti i beni e servizi finali prodotti in un paese in un dato periodo di tempo. Chiariamo i vari termini che entrano in questa definizione:

- valore di mercato: i beni e i servizi che entrano nel PIL sono valutati ai prezzi di mercato (correnti), cioè ai prezzi a cui vengono effettivamente venduti;

- tutti: meno quelli prodotti e venduti illegalmente; meno quelli prodotti e consumati all’interno delle famiglie;
- finali: la farina è un bene finale se venduta come farina; un bene intermedio se venduta al fornaio per fare il pane. In questo caso il valore della farina viene incorporato nel valore del pane;
- prodotti: il PIL misura il valore dei beni e servizi prodotti in un anno, non le transazioni di un anno; così ad esempio, le auto nuove che vengono vendute e acquistate fanno parte del PIL in quanto prodotte nell’ anno, mentre la compravendita di auto usate non è registrata nel PIL;

- in un paese: il PIL misura ciò che è prodotto in Italia, non ciò che è prodotto da Italiani. Gli italiani possono anche produrre all’estero, mentre in Italia possono produrre anche soggetti stranieri.

Il PIL include dunque ciò che è prodotto da soggetti esteri in Italia ed esclude ciò che è prodotto da soggetti italiani all’estero. Un esempio è utile a chiarire il concetto: si supponga che in un’economia esistano due sole imprese. La prima produce farina (mugnaio) per un valore complessivo di € 50, impiegando lavoro, al quale paga salari pari a € 10 e la seconda (fornaio) produce pane per un valore pari a € 100, impiegando farina per un valore di € 10 e lavoro, al quale paga salari pari a €= 40. Qual’è il PIL di questa economia? Non è il valore complessivo della produzione (€=50+100=150) perché 10 €= di farina sono consumati nella produzione di pane; quindi non sono beni finali. Il PIL sarà dunque pari a €:

PIL = 50 + (100 - 10) = 140
Implicitamente, abbiamo calcolato il PIL utilizzando un metodo che viene chiamato: metodo del valore aggiunto. Il valore aggiunto da un’impresa alla produzione è pari al valore della sua produzione al netto del valore dei beni intermedi utilizzati nella produzione. Nel nostro esempio il mugnaio non utilizza beni intermedi; quindi il valore netto della sua produzione coincide con il valore lordo: € 50. Il fornaio, viceversa, impiega € 10 di farina; quindi il valore netto della sua produzione è pari € 100-10=90.

- Un altro metodo per calcolare il PIL è il metodo del reddito. Infatti, la differenza tra valore della produzione e valore dei beni intermedi in ogni impresa non può che andare a remunerare i lavoratori (salari), al pagamento di imposte indirette, a profitto dell’impresa (distribuito o meno agli azionisti). Nel nostro esempio non ci sono imposte indirette e quindi la differenza in questione non può che essere pari ai salari più i profitti: PIL = Reddito = Salari + Profitti = (10 + 40) + (40 + 50) = 140. Nel nostro esempio il reddito da lavoro rappresenta il 35,71% del PIL ( 50/140 • 100), mentre il reddito da capitale rappresenta il 64,29% ( 90/140 • 100).

Fine prima parte

di Leonardo Fraternale

giovedì 19 giugno 2008

Come truccare un appalto


Siccome ci sono ancora, seppur pochi, amministratori inesperti, offro una interessante lettura che spiega come pilotare un appalto e nutrire un proprio tornaconto. Corso di formazione per amministratori anagraficamente appetibili della seconda e terza repubblica. 

tratto da "ergopolis"

1. Le caratteristiche dell'appalto 

Per semplicità, chiamiamo qui appalto ogni richiesta pubblica di partecipazione all'assegnazione di un finanziamento o un lavoro. Ogni appalto contiene caratteristiche vincolanti di partecipazione. E' possibile sia inibire la partecipazione a quegli enti che non possiedono tali caratteristiche o assegnare punteggi più alti agli enti che le possiedono. Le caratteristiche possono essere ragionevoli, ma anche molto fantasiose. Eccone solo alcune: 
la natura statutaria dell'ente (si possono riservare appalti solo a cooperative o solo ad associazioni o solo a società) 
il possesso di un bilancio , nell'anno o nel triennio precedente, superiore a X euro 
la presenza di x dipendenti regolarmente assunti da x mesi o anni 
l'esistenza di una sede legale nella città o nella Regione, da un tempo predefinito 
l'esistenza di una sede operativa in regola con tutte le norme di igiene, sicurezza, agibilità 
il possesso di un'esperienza precedente nello stesso settore, o addirittura esattamente uguale a quella appaltata 
l'obbligo di una cauzione più o meno elevata da versare insieme alla presentazione dell'appalto 


Tutti questi caratteri vanno dimostrati con documentazione da consegnare. E naturalmente questa documentazione può essere passata al vaglio severamente o "discrezionalmente", tanto nessuno controllerà i controllori (salvo che in casi rarissimi). Il controllo severo è riservato ai partecipanti ignoti od ostili, che possono essere non ammessi alla gara anche per cavilli formali. Il controllo discrezionale consiste in tanti piccoli accorgimenti. Gli amici possono consegnare il tutto prima al funzionario amico e avere il tempo di effettuare correzioni; se sono privi di una qualche caratteristica, possono ottenere una deroga. Ecco un esempio reale. Molti appalti richiedono l'uso di sedi operative in regola dal punto di vista normativo. Un ente "amico" che vince molti appalti nel settore della formazione professionale, realizza i corsi in una cantina buia priva di ogni requisito: come ci riesce? Allegando una dichiarazione di lavori in corso per la "messa in regola" della sede. Nesssuno dei funzionari amici va a controllare come mai i lavori sono in corso da oltre dieci anni. E se proprio gli amici mancano di una qualche caratteristica ? Allora basta che nessuno controlli a fondo la documentazione. 

Gli amministratori locali più esperti scelgono prima chi deve vincere un appalto e delineano il capitolato "ad personam", il che limita vistosamente il numero dei partecipanti alla gara. Se, per esempio, un ente amico possiede alcune caratteristiche di quelle richieste dal capitolato, e non altre, a quelle possedute viene assegnato un punteggio più alto, oppure quelle non possedute vengono omesse dalla gara. Se malgrado questo, arrivano concorrenti inaspettati, a costoro viene riservato un vaglio più stringente in modo che molti vengano non ammessi alla gara. Per esempio, se il capitolato richiede la presenza di almeno n.5 dipendenti, gli amici possono anche allegare un'autodichiarazione sostitutiva, a tutti gli altri viene richiesta una prova documentale dei pagamenti INPS effettuati. 

2. Gli ostacoli formali 

Anzitutto il bando di gara va tenuto il più possibile segreto: solo gli amici ne conoscono l'esistenza con largo anticipo. Gli altri devono scovarlo su siti web mai funzionanti, su bacheche esposte in posti pubblici ma accessibili solo in certe ore e alla fine di labirintici corridoi, su gazzette o pubblicazioni che in genere sono fatti circolare due giorni prima della data di scadenza per la presentazione. In certi casi il bando viene inviato, ma a pagamento. 

In secondo luogo i tempi vengono calcolati in modo che la scadenza avvenga nel mese di agosto o nel mese di dicembre, comunque a ridosso di vacanze, ponti o festività. Questo trucchetto non riguarda gli amici, avvisati molto in anticipo, ma gli estranei che trovano difficoltà al loro interno (molti operatori sono in vacanza), sia all'esterno, che deve fornire l'infinita documentazione richiesta. 

In terzo luogo, chi controlla che la scandenza sia rispettata? Un usciere o un funzionario che possono sempre chiudere un occhio (per gli "amici") su richiesta dell'assessore o del sindaco. 

Oltre ai trucchi sulla pubblicità e la data di scadenza, sono decine i trucchetti formali usati per eliminare partecipanti sgraditi. Eccone una lista contenuta: 
la domanda di partecipazione può essere inoltrata solo via web, da un sito che funziona pochissimo 
la documentazione deve essere inviata in 5-10 copie, firmate in ogni pagina 
la busta contenente domanda e documentazione deve essere chiusa con ceralacca 
la somma richiesta per il servizio appaltato deve essere espressa in lettere e non in numeri 
ogni foglio della proposta deve avere una marca da bollo, ovviamente annullata con firma 
i curricula degli operatori dell'ente che partecipa, devono essere in "formato europeo" 

I creatori di questi capitolati possono poi sempre affidarsi alle ambiguità semantiche, in modo che una regola formale possa essere interpretata erroneamente da chi non gode di spiegazioni preventive. Ottenere delucidazioni sul capitolato d'appalto a volte è impossibile, a volte è difficilissimo (le domande di chiarimento vanno formulate per iscritto a qualcuno che può anche rispondere un giorno prima o un giorno dopo la scadenza del bando). 

Chi non è fra gli amici può essere escluso dalla gara perchè manca una firma su una delle 100 pagine della dcumentazione; o perchè la somma offerta per l'appalto è scritto in numeri e non lettere (ho assistito alla esclusione di un partecipante che aveva scritto 350.500 coi numeri e trecentocinquantamila in lettere - omettendo i cinquecento finali); o perchè manca una marca da bollo o perchè una marca da bollo non è stata annullata con firma. 

3. La commissione giudicante 

Ogni gara d'appalto prevede una comissione giudicante, che deve controllare che la domanda sia ineccepibile, ma soprattutto che l'offerta (il progetto) sia compatibile col bando e della migliore qualità. Qui il trucco è molto semplice: basta che la commissione - i cui nomi sono sempre segreti- sia composta da una maggioranza di fedeli dell'assessore o del sindaco. A volte non serve neppure una maggioranza: è sufficiente che la commissione abbia un presidente con un certo potere, e dei membri facilmente asservibili. 

In nessun appalto del settore immateriale le commissioni giudicanti sono note, nè sono tenute a rendere pubblici i criteri di giudizio. Le commissioni sono scelte dall'ente appaltante, e raramente contengono professionisti esperti nel settore oggetto dell'appalto. Nei casi in cui ciò avviene, si tratta di professionisti subalterni o ricattabili, ben lieti di accontentare il politico di turno. Il quale spesso non deve neppure segnalare il vincitore desiderato. Si sa che la tal cooperativa è nella cordata del sindaco e la talaltra associazione è nella cordata dell'assessore. I commissari faranno autonomamente la scelta più gradita a chi comanda, il quale sarà lieto di affidare loro premi, prebende, aiuti nel prossimo futuro (se non l'ha già fatto prima). 

La commissione giudicante può decidere di assegnare l'appalto ad un ente perchè il suo progetto è migliore, senza dover dire perchè. Oppure può utilizzare il criterio economico, e dare la vittoria al progetto che costa meno. Oppure premiare un partecipante perchè presenta le migliori credenziali, senza dover dire perchè sono migliori. Il criterio e le motivazioni restano segreti, quindi tutto è legalmente possibile. 

4. I controlli in itinere 

Abbiamo già visto quale libertà offrono i controlli preventivi, ed in fase giudicante. Legalmente, è possibile favorire gli amici e ostacolare i nemici, nella fase di presentazione ed in quella di valutazione dei partecipanti alla gara. Ma il bello deve ancora venire. Una gara in genere offre al vincitore o ai vincitori (nei casi di assegnazione di fondi) del danaro in cambio di una qualche attività. Chi vince deve realizzare un progetto o gestire un servizio, secondo le specifiche indicate del capitolato di gara. 

Ma chi e come controlla che tutto ciò avvenga veramente? Dipende. Sei il vincitore è un "amico", non controlla nessuno. Vinci l'appalto, e fai quello che vuoi/puoi senza dimenticare di mostrare gratitudine verso l'assessore e il sindaco. Puoi non fare del tutto o in parte quello che la gara richiedeva, puoi chiedere varianti in itinere (o farle, senza chiedere), puoi non pagare nessuno dei collaboratori o fornitori, puoi non avere nessun fuitore del servizio appaltato, puoi fare male il servizio richiesto: salvo tragedie, sei praticamente insindacabile. 

Questa gratitudine può essere mostrata in tanti modi. Evitando quello più rischioso, cioè dare un bell'assegno o regalare un viaggio a Parigi, puoi sdebitarti assumendo la figlia del cugino dell'assessore, o facendo assumere la "fidanzata" del sindaco in un ufficio che ti deve un favore, o offrendo all'assessore stesso una bella consulenza non al tuo ente (troppo rischioso!) ma ad un ente che a sua volta regala all'assessore che gli ha fatto vincere un appalto, una consulenza al tuo ente. In molti casi non sono nemmeno necessari questi scambi: per chi comanda è sufficiente sapere che l'ente che vince un appalto non sarà mai fra i critici delle sue scelte; o credere che, in caso di elezioni, i capi, gli operatori, gli utenti dell'ente appaltatore (e le loro famiglie) voteranno "come si deve". 

Se invece hai vinto la gara senza essere un "amico" deve rendere conto prima e dopo di ogni azione che fai nell'espletamento dell'appalto. Non puoi fare la minima variazione senza essere prima formalmente autorizzato. Se qualcuno dei tuoi operatori o degli utenti o dei fornitori fa arrivare una lamentela all'ente appaltante, rischi la sospensione dell'appalto o, anche peggio, il mancato pagamento del servizio. Se i partecipanti previsti al servizio appaltato erano 15 e sono invece 12, rischi una decurtazione del compenso. Se invece di 15 sono 7, rischi l'azzeramento del compenso. A Milano si è sviluppata una nuova professione: il partecipante ai corsi finanziati dall'Unione Europea. Gli enti che non sono abbastanza "amici" strapagano i partecipanti e consentono loro di iscriversi a 2/3 corsi contemporaneamente (omettendo di registrare le assenze). Così un giovane che accumula 2/3 diarie ottiene un quasi-stipendio. Al contrario, un ente formativo abbastanza "amico" mi ha offerto di realizzare un corso aziendale, senza andarci davvero: nelle ore in cui si fingeva il corso "on the job" i dipendenti svolgevano il loro lavoro normale. Alla mia perplessità, la risposta fu: "Tanto nessuno mi controlla!". 

Dunque, se sei "amico" la tua vita sarà semplice. Se non lo sei, impari (legalmente!) che non ti conviene partecipare ad altre gare indette da quell'assessore o quel sindaco. 

5. Anticipi e rendiconti 

Se tutti i trucchi sopra descritti non funzionano abbastanza, per punire gli estranei e beneficiare gli amici, c'è la madre di tutti i ricatti: il danaro. 

Quasi tutti i capitolati, specie quelli che implicano grandi spese per l'appaltatore, prevedono l'erogazione di un anticipo che dovrebbe essere versato dopo l'aggiudicazione e prima dell'inizio dell'attività. Qui la differenza fra gli "amici" e gli altri è notevole: i primi ricevono l'anticipo tempestivamente, i secondi anche sei mesi dopo. Lo stesso vale per tutte le tranches di pagamento che l'appalto prevede. Quelli che non sono "amici" ricevono i pagamenti mesi dopo le scadenze, e senza alcun interesse. Così imparano a non partecipare ad appalti che dovrebbero essere assegnati ad altri. 

Il trucco finale riguarda i rendiconti. Le gare nel settore immateriale prevedono quasi sempre che i pagamenti vengano effettuati a fronte di giusticativi regolari. L'ente assegnatario per venire pagato, deve presentare le fatture pagate ai fornitori, le ricevute di pagamento al personale, i biglietti dei treni presi, gli scontrini degli eventuali pasti consumati e tutto quanto speso per realizzare il progetto o gestire il servizio oggetti della gara. Tutto ciò che ha un giustificativo formale, essendo previsto dalla gara, viene pagato: il resto viene detratto. 

Questa regola, che non si capisce come mai valga per le gare immateriali ma non per quelle relative a case, strade o discariche, apre voragini interpretative, grazie al fatto che la normativa fiscale ed amministrativa è un labirinto deciso da legislatori ubriachi. Questo nel migliore dei casi, cioè quelli in cui il funzionario preposto ai controlli sia in buonafede. Per cui si possono aprire infiniti contenziosi (che durano mesi nei quali il danaro dovuto non viene erogato): l'iva deve o non deve esserci? quali fatture devono essere "bollate"? il treno in prima classe si può prendere? perchè il tale operatore è pagato di più di un altro? come si dimostra che la segretaria ha lavorato 100 ore o 200 ? gli interessi pagati alla banca per i ritardi dei pagamenti da parte dell'appaltante sono rimborsabili? e via di seguito. 

Tutti questi problemi non riguardano gli "amici". I quali possono anche non presentare niente, come giustificativo. Chi dovrebbe controllare? Oppure possono presentare giustificativi errati, incompleti, palesemente falsi: basta che chi è preposto al controllo del rendiconto riceva un caloroso invito, dall'assessore o dal sindaco, a pagare in ogni caso e subito. 

Il controllo sull'erogazione del danaro è il trucco finale. Se non sei fra gli "amici", ma sei riuscito a superare i trucchi iniziali, gli ostacoli formali, la commissione giudicante, difficilmente superi la "prova dei soldi", ed impari finalmente che non devi partecipare mai più ad una gara pubblica o devi diventare un vero "amico" di qualcuno che conta. 

N.B.: Con le opportune modifiche gli stessi trucchi si possono applicare per truccare i concorsi pubblici, le gare per i finanziamenti

lunedì 16 giugno 2008

Una richiesta d'aiuto


Do' ospitalità nel mio blog a questa richiesta d'aiuto, con la speranza che qualcuno possa trovare una via risolutoria a questa drammatica situazione.

Buongiorno, mi chiamo Laura, e proprio oggi mi è capitato di leggere sulla Costituzione Italiana che l'Italia è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro ed il lavoro è un diritto di ogni cittadino, per questo mi sono fatta coraggio ed ho deciso di mandare questa mail.

Non so come cominciare questa mia lettera e non so neanche perché scrivo a Voi, ma ho bisogno di esternare tutta la mia infelicità e far conoscere in che condizioni si vive ancora nel 2008.

Abito a Fermignano, prov. Pesaro e Urbino e non nel profondo sud. La mia cittadina è da due anni governata dalla lega Nord (forse abbiamo il sindaco più a sud d'Italia della lega).

Viviamo in un territorio industrializzato pieno di fabbriche e di gente con una cultura al di sopra della media. In questo splendido paese vive la mia famiglia, ma come vive? So che nelle mie condizioni ci saranno milioni di famiglie, ma io egoisticamente guardo la mia situazione che in questo momento oso definirla drammatica.

Avevo (o meglio ho ancora) un appartamento in cui risiedo con i miei familiari, mio marito e due figli entrambi studenti. Dico avevo perché se non trovo soluzioni il mio appartamento andrà all'asta. Ebbene me lo portano via. Ora che è stata abolita l'Ici, ora che si può trasportare il mutuo da una banca all'altra a costo zero, ora che.....

Certe cose, io non le potrò più fare. Tra un po' se non verserò 130.000 euro alla banca, la mia casa si volatilizzerà. Il perché di tutto questo è da ricercarsi in molteplici cause che non sto tutte ad elencarle, ma quella principale è che mio marito non ha lavoro, ovvero non ha più lavoro.

Si pensa tanto al futuro dei giovani, al loro avvenire, alle agevolazioni in campo lavorativo, ma un uomo di 50 anni che ha una moglie che guadagna 900 euro mensili e due figli entrambi studenti con profitto, come fa a mantenere la famiglia, pagare il mutuo e sostenere tutte le varie spese che un nucleo familiare richiede? Ed è così che ormai da un pezzo non riusciamo a pagare il mutuo (e come potremmo?) Ed è così che non avremo più la nostra casa.

Mio marito aveva un'agenzia di assicurazioni che per colpa non sua è fallita. Ciò che avvenne in seguito è difficile e lungo da raccontare, ma sta di fatto che in 4 anni ho perso entrambi i genitori (ambedue per malattie gravi) e di colpo mi sono ritrovata senza genitori, senza soldi ed ora anche senza né casa né lavoro per mio marito che nel frattempo si deprime e si ammala e le malattie aumentano ogni giorno, speriamo che si arrestino altrimenti... non oso pensare a cosa ci può aspettare.

Ma io mi chiedo quante umiliazioni dovremo ancora subire prima di rimetterci un po' in sesto? Tutti promettono: il sindaco. i parenti, i conoscenti a cui ci siamo rivolti sia per un lavoro, sia per riuscire a mantenerci la casa, nessuno ci ha dato una mano. Sono 3 anni che cerchiamo tramite agenzie immobiliari di vendere la casa, ma la cifra che ci hanno offerto non è sufficiente per coprire i 130.000 euro che la banca ci richiede. Se si pensa alle cifre che girano (televisione, politica, sport e tanti altri settori), la nostra sembra una cosa esigua, ma per noi è tanto e tutto ciò ci porterà alla rovina. Non so fin quando resisterò, se avessi più coraggio la farei finita, ma poi penso ai miei figli anche se non so quale futuro potranno avere.

Mio marito che è diplomato in ragioneria, avrebbe tutte le intenzioni di lavorare, accetterebbe qualsiasi tipo di lavoro ma ha la colpa di avere 50 anni, di non avere agevolazioni, di non avere specializzazioni varie e quindi non è preso in considerazione neanche come operaio.

Dobbiamo mangiare o morire di fame? Dobbiamo vivere in una casa o sotto un ponte? Chi riesce a dare una risposta a tutto questo? La soglia della povertà è sempre più in basso, ma non di 900 ? mensili; non riuscirebbe a camparci neanche una persona sola.

Noi siamo in 4. Chi ci aiuterà? Credo che divulgherò questa lettera anche a tutti i mass media, così se Voi la cestinerete senza neanche leggerla, capiterà che qualcuno la guardi un pochino e rifletta per pensare come vive una famiglia nel 2008 nella civilissima Italia.

Laura Paoli

sabato 14 giugno 2008

DIOGENE 861 di Pierpaolo Benni

Il Debito Pubblico a fine marzo 2008, fa salire l’incremento registrato dall’irresponsabile Governo dell’UNIONE a 136 MLD di EURO, con una media annua di 68 MLD a fronte dei 42 medi dei 5 anni della C.d.L. … e non è ancora finita ( come avevo previsto ), dato che anche l’Aprile 2008 è rimasto nella Gestione del Governo prodiano.

     Sia ben chiaro che, con questi dati, non intendo affatto sostenere che la C.d.L., nel campo della serietà gestionale, abbia fatto alcunché di meglio dell’UNIONE, e nemmeno alcunché di bene, avendo saccheggiato ogni angolo della contabilità passata, presente e futura senza minimamente intervenire per ridurre le spese parassitarie: intendo solo dimostrare anche a chi si rifiuta di vedere, perché gli Italiani, certamente molto meno bamboccioni di quelli che le TV mettono in rete nei loro sondaggi ad usum delphini, abbiano voltato le spalle a quei pseudo-partiti della Sinistra ai quali si erano giustamente aggrappati nel 2006 per essere salvati dal disastro berlusconiano, e che invece, non solo hanno continuato, anzi peggiorato il saccheggio, ma li hanno ingannati strombazzando continuamente che " l’andamento dei conti dell’ITALIA è riportato sotto controllo ", ed anche adattando a questo slogan le barzellette che si raccontano a Bruxelles.

     Il sunto del DIOGENE 860 vuole essere semplicemente che la Sinistra mondiale post guerra fredda ha operato, nelle menti pensanti, al servizio della Restaurazione del Potere Economico, contro gli equilibri sociali vincenti conquistati dai Popoli del Mondo Libero sintonizzato contro il Real-comunismo e che, pertanto, tutta la sua Classe Dirigente ( complici e mandanti compresi ) esistente a partire dagli anni ’70, più i relativi delfini, non merita la minima fiducia sia per incompetenza, sia per inaffidabilità.

     Parlo di tutta la Sinistra mondiale dei Paesi Occidentali Democratici sviluppati, nelle sue diverse espressioni, a partire da quella che viene definita Sinistra, non proprio legittimamente, negli STATI UNITI.

     Infatti, in tutti questi Paesi, non esiste da 30 anni un solo Governo che persegua obiettivi sociali, ed i furbetti che cercano di attrarre qualche consenso di disperati Elettori potenzialmente " di Sinistra ", cercano solo di farsi notare adottando campagne in difesa di pretese di minoranze effimere, ben coscienti che il loro minimo peso non riuscirà a far muovere nemmeno uno spillo anche su quei temi, ma solo fiumi di inutili parole, assicurando però loro nient’altro che un posto a tavola nel saccheggio delle risorse Pubbliche.

     È necessario che queste verità divengano patrimonio comune ed indiscusso di chi intende operare per allontanare democraticamente e quindi pacificamente il più urgentemente possibile gli attuali inadeguati Leaders dei vari Paesi del mondo libero, STATI UNITI ed EUROPA come tale in testa, prima che le loro scelte sistematicamente tese ad avvantaggiare il Potere Economico nel brevissimo termine, come è prassi nell’ambito della FINANZA, portino inevitabilmente, o alla Terza Guerra Mondiale, o al suo primo stadio, quello delle Rivoluzioni interne, come accadde all’inizio del XX secolo.

     Tornando ai problemi del nostro Paese, che noi dobbiamo risolvere senza in alcun modo peggiorare la situazione europea ( di migliorarla non è nemmeno il caso di parlare ), menziono i due temi europei più recenti, che nessuna mente normale può approvare:

il consenso europeo all’innalzamento dell’orario di Lavoro oltre le 48 ore settimanali.

Con tre quarti della popolazione mondiale priva di decenti mezzi di sussistenza nella dignità, esiste una sola possibilità di superare il rischio del genocidio, in attesa che si evolvano situazioni culturali che consentano di immaginare come ristabilire un equilibrio fra Popolazione e Risorse nel rispetto dell’Ambiente: distribuire opportunità di Lavoro, il più possibile nel proprio Paese: altro che F.A.O. !

Da sempre, l’evoluzione tecnologica, la scoperta dell’utilizzo di risorse energetiche non di origine animale ( Uomo compreso ) è stata accompagnata dalla " riduzione dell’orario di Lavoro ", cioè dal godimento di tempo libero per studio e svago: si doveva giungere all’alba del Terzo Millennio perché qualche minorato mentale convinto che l’Uomo si nutra di carta moneta, riscoprisse il cottimo ?

l’ennesima invenzione micidiale su come " creare pseudo-moneta " per finanziare attività, con un processo maledetto che approfitta dell’occasione per continuare a trasferire ricchezza dai poveri ai ricchi asfissiando il mercato, mascherandolo addirittura con il nome di Robin Hood oppure con gli innocenti " Bond ", che avranno seguiti non molto diversi da quelli dei famigerati strumenti usati da CIRIO e PARMALAT dato che, alla fine della loro vita, scompariranno lasciando il conto da pagare ai poveri.
Emettere titoli di debito per raccogliere da chi lo possiede il denaro necessario a realizzare opere d’interesse pubblico, significa infatti pagare interessi finanziari a chi lo presta, ma scaricare su tutti il rimborso di capitale ed interessi, per cui la vera domanda è: come mai gli Stati non possiedono quei soldi prodotti dal Lavoro di tutti i Cittadini, al fine di utilizzarli negli investimenti utili al benessere di tutti, per cui devono chiederli a chi li ha sottratti alla Comunità deviandoli al proprio personale portafoglio ?

     Mentre si digerisce questo alfabeto, al di qua delle Alpi incontriamo subito a MILANO " Gli investimenti per l’EXPO fuori dal patto di stabilità ", che è esattamente una versione del trucco dei " Bond ".

     Ma il Governo del P.d.L. comporta ben altri rischi oltre a quelli economici che ridurranno le famiglie italiane a mangiare a turno: magari continuasse a pensare solo a trasferire ricchezza dai poveri ai ricchi !

     È più che ovvio che, dopo anni e anni di Governi inesistenti come quelli che iniziarono con Bettino Craxi, qualunque Popolo gradirebbe l’arrivo di qualcuno che pretenda le credenziali dicendo che lui sa comandare.

     Sennonchè, proprio la focalizzazione del consenso sulle ipotetiche doti di comando, è quella medicina amara e controproducente che, se va bene ( nel breve e nel medio termine ) porta sofferenze ai più deboli.

     Il solo pensare che i disperati avvelenati dalle " discariche della Sinistra " perché di questo si tratta, debbano oggi venir sottoposti anche alla violenza di Stato che vuole imporre loro di continuare a soffrire ( come è sempre accaduto ), mentre di soluzioni vere si continua solo a dissertare, dovrebbe far inorridire !

     E così accadrà per tutti i temi, nessuno escluso, dato l’abbandono in cui l’ITALIA è stata precipitata dalla visione prodiana della " Leadership del Re Travicello ", per cui progressivamente esploderà, all’emergere dell’assenza di risultati nonostante la propaganda a reti unificate, il terzo rigetto antiberlusconiano ... che purtroppo rischia di generare nuovamente nient’altro che il " di male in peggio " all’insegna della Padania.

È infatti già più che evidente la fronda antiveltroniana degli incapaci che vogliono reimpossessarsi degli scranni dai quali sono stati appena scacciati, per ricominciare con i loro intrallazzi a solo scopo personale.

LIBERARSI DEL P.d.L., COME SOSTENNI PER LA C.d.L., È UN’URGENZA CHE PAGHIAMO PESANTEMENTE OGNI GIORNO DI RITARDO, MA TORNARE AI LEADERS DELL’UNIONE EQUIVARREBBE A SUICIDARSI.

Troviamo il nostro Barak Obama, non solo come idee, ma come rigetto dei compromessi e dei ridicoli sondaggi deresponsabilizzanti, altrimenti è inutile perdere tempo a fingere di interessarsi di Politica.

Pierpaolo Benni

UnionCamere: imprenditori pessimisti


Sabato 14 Giugno 2008 12:07

Aziende marchigiane in difficoltà secondo un'indagine presentata da Unioncamere. Insolvenza dei clienti, aumento dei costi ma anche concorrenza cinese e calo delle commesse tra i più gravi problemi denunciati dagli imprenditori.

ANCONA - Gli imprenditori marchigiani sono pessimisti per il futuro. Non prevedono incrementi di produttività ne' sul mercato interno ne' su quello estero mentre l’occupazione dovrebbe rimanere, almeno nel breve periodo, stabile.
Ben l’81% di loro stima per il 2008 una produzione stazionaria o in diminuzione e l’82,5% non ritiene probabili nuove assunzioni.
E’ questo il risultato emerso da un’indagine presentata da Unioncamere Marche e realizzata su un campione rappresentativo delle aziende con più di dieci addetti.

A prevedere un calo della produzione e delle vendite sono soprattutto le imprese del mobile, della carta e, in genere, le aziende più piccole. Le difficoltà denunciate dagli imprenditori?
Per il 39,2% degli intervistati, il problema più sentito è quello dell’insolvenza dei clienti. Sono sempre di più quelli che non pagano o che richiedono termini di pagamento dilatati nel tempo.
Oltre un terzo delle imprese (36,2%) denuncia poi l’eccessiva onerosità dei costi di produzione e le difficoltà incontrate nella fase di commercializzazione dei prodotti.
Da segnalare anche il difficile reperimento della manodopera specializzata, soprattutto nei comparti del calzaturiero, mobile, gomma, metallurgia, minerali non metalliferi, industria dei mezzi di trasporto. Se ne lamenta il 28,6% degli imprenditori, mentre un quinto delle aziende, in particolare dei settori chimico, petrolchimico e meccanico, segnala il difficile rapporto con le banche soprattutto in tema di accesso al credito.

Aumentano anche, tra gli imprenditori marchigiani, le segnalazioni relative al calo delle commesse, a causa della delocalizzazione del lavoro delle aziende committenti verso i paesi extraeuropei.
Sempre più forte è anche la protesta contro la concorrenza cinese, intesa sia come una sempre più massiccia presenza nei nostri mercati di articoli a basso prezzo, provenienti dall’area asiatica, sia come sviluppo nelle Marche di attività produttive facenti capo ad imprenditori provenienti da tale area.
Queste imprese, secondo gli intervistati, operano in decisa concorrenza, e speso al limite delle normative previste, con le nostre tradizionali piccole imprese, soprattutto nei settori del tessile, abbigliamento, pelli, cuoio e calzature.

martedì 10 giugno 2008

Dove vanno i soldi del petrolio

di Massimo Mazzucco (fonte: "Luogocomune")


Quando fu chiaro, nel 2005, che la guerra in Iraq stava alimentando una spirale di aumento nel prezzo del petrolio, qualcuno profetizzò con orrore: “verrà un giorno in cui il petrolio raggiungerà i 100 dollari al barile”. (Allora il prezzo era sui 37-40 dollari al barile, e già sembrava una cifra enorme).

Nel gennaio del 2008 il limite dei 100 dollari è stato sfondato, e da allora il prezzo ha continuato a salire in maniera impressionante: la scorsa settimana c’è stato addirittura un aumento di dieci dollari al barile in un solo giorno, e ormai stiamo viaggiando tranquillamente verso i 150 dollari di media mondiale, che si prevede verranno raggiunti nel corso dell’estate.

E c’è chi già prevede che entro 18 mesi il prezzo del barile sarà arrivato a 200 dollari.

In occasione del recente G8 in Giappone si è parlato di varie misure per cercare di contenere questa spirale terrificante, ma nessuno sembra in grado di spiegare con precisione a che cosa sia dovuta.

C’è chi punta il dito sulla crescente domanda dei paesi in forte espansione industriale, ...

... come la Cina e l’India, che di recente ha superato il Giappone come secondo consumatore di petrolio in assoluto al mondo.

Altri parlano di fattori psicologici, come ad esempio la recente minaccia da parte di Israele di attaccare l’Iran, che avrebbe fatto crollare la borsa americana e schizzare in alto il prezzo del barile.

C’è chi sostiene che il rialzo sia dovuto alle aspettative troppo ottimistiche dei paesi non-OPEC, che sono liberi di fissare i prezzi a piacimento, e non sono obbligati a rispettare il tetto imposto all’interno dell’OPEC stessa.

Altri invece accusano i paesi membri dell’OPEC di limitare intenzionalmente la loro produzione, proprio perché obbligati ad un tetto massimo sul prezzo di vendita.

Altri ancora rimandano la spirale di mercato alla sempre più imminente, presunta “fine delle risorse“ - la cosiddetta teoria del Peak Oil, che sostiene che il ritmo massimo di estrazione mondiale sia già stato superato - ma nessuna di queste spiegazioni, né in assoluto ne combinata con le altre, sembra sufficiente a spiegare il letterale raddoppio dei prezzi, avvenuto in un solo anno, della più venduta materia prima al mondo.



Quando un bene di consumo è così diffuso, oltre che indispensabile, si presume infatti che le fluttuazioni del suo prezzo debbano essere molto più lente, e comunque sempre giustificabili in qualche modo in maniera razionale.

Ma è evidente che questo punto, nel mondo “impazzito” – non certo per caso - del post 11 settembre, di razionale sia rimasto ben poco, e questo è purtroppo un pessimo presagio per chi ama pensare, oltre che ai propri interessi a breve termine, anche al futuro dei propri figli.

sabato 7 giugno 2008

Rigurgiti?


Ricevo e volentieri inoltro un fatto pervenutomi dall'Associazione AlmaTerra. Abbiamo già provveduto ad inoltrare Ansa ai maggiori quotidiani Nazionali ma, nel dubbio che essa abbia pubblicazione, la ospito qui pur sapendo che la visibilità è scarsa. (Mirco)

Torino, 04 giugno 2008


Vogliamo denunciare un grave episodio, accaduto questa mattina, di
cui è stata testimone una Mediatrice interculturale di Moncalieri.
Alle 08:30 circa, sul bus 67 (capolinea di Moncalieri), pieno di
gente che a quell'ora è diretta a scuola o a lavoro, è salita una
pattuglia della polizia, ha intimato a tutti gli stranieri di
scendere, ha diviso maschi e femmine con bambini, ha chiesto il
permesso di soggiorno.

Molte persone avevano con sé solo la carta di identità italiana,
altri il permesso di soggiorno, altri ancora né l'uno né l'altro.

Tutto l'episodio si è svolto accompagnato da frasi quali : "non ce ne
frega niente della vostra carta di identità italiana" , "è finita la
pacchia", "l'Italia non è più il Paese delle meraviglie".

Gli agenti hanno fatto salire tutti gli uomini su un cellulare, solo
un uomo marocchino, mostrando la carta di identità italiana, si è
rifiutato di salire, chiedendo di che cosa veniva accusato e che
avrebbe fatto riferimento al suo avvocato. Gli agenti l'hanno
lasciato andare.

Nessuno dei passeggeri rimasti sull'autobus è intervenuto, anzi,
molte delle persone presenti, anche sui balconi delle case intorno e
sui marciapiedi, hanno applaudito.

Ci aspettiamo che venga fatta chiarezza e che non si ripeta mai più
un simile episodio in un Paese che si dichiara civile e democratico.

ASSOCIAZIONE ALMATERRA

lunedì 26 maggio 2008

L'Associazione "Il Vascello" organizza la "Serata della musica"



“Ho visto le barbe del mais ondeggiare al vento ed ho fischiato piano per la gioia”
frase tratta dal libro: "Papago Woman"

"Il silenzio è il prato del suono. In quel prato ondeggiano vibranti sonorità melodiche, rumori, simboli. Il simbolo definisce un’assenza. Il silenzio in questa accezione è dunque una pre - condizione al suono. E’ un foglio candido su cui imprimiamo artefatti linguistici che colmano e definiscono di significati luoghi che altrimenti non potrebbero avere referenti condivisi. Il suono vive in funzione del silenzio." corsivo mio su "Animazione musicale"

Mirco Marchetti

venerdì 9 maggio 2008

In risposta al sindaco Giorgio Cancellieri


In Risposta all'articolo apparso il 09/05/2008 sul Corriere Adriatico, articolo in cui il Sindaco Cancellieri riprende alcune questioni sull'immigrazione e mi cita in causa, rispondo quanto segue:

Da sempre si è soliti criminalizzare il diverso, il migrante, lo strano, lo straniero. Da sempre, personalmente mi batto affinché si abbandoni il buonismo di maniera, caro ad un certo pensiero, ma ho pure il sentore che dall’altra sponda si facciano speculazioni sull’onda della discriminazione. E’ innegabile che il cavallo del disagio sta correndo a briglie sciolte, demagogico è il cavalcarlo, non il tentare in qualche modo di domarlo. So benissimo, come ben ricorda il sindaco Cancellieri, che la maggioranza dei cittadini è con lui ma, sempre per ricordare la figura di Cristo, voglio rammentare che fu una maggioranza che lo volle morto in croce per far libero Barabba, mentre pochissime persone impaurite da un ignobile senso comune nascosero il buon senso nell’ombra del silenzio. Più tardi Einstein diceva: “Non ho paura delle urla dei cattivi quanto del silenzio dei buoni”. Dico questo, e voglio rammentarlo al sindaco Cancellieri, non tanto da rappresentante IDV quanto invece da cittadino italiano, residente a Fermignano anche senza il marchio “doc”, con una moglie e due figli a carico che crede fermamente che solo da un confronto tra valori forti noi possiamo senza paure, interloquire con il diverso. Martino è l’espressione dell’etica cristiana, un’etica che ancora è capace di lasciare un segno su chiunque la ascolti, non un giocattolo da appiccicare ad un muro di comodo per voltargli poi le spalle. Martino va invece scomodato eccome perché ci dice chi noi dobbiamo essere seguendo un’etica cristiana ma, vedo, rimane scomodo ancora a molti e, se scomodo, mi si consenta lo scomodarLo. L’immigrazione è un fatto delicato ma, se volessi cavalcare il cavallo sull’onda del momento, basterebbe che mi accodassi agli schiamazzi di certe maggioranze ed urlassi: “via tutti gli immigrati!” Sa, sindaco Cancellieri, quanti plausi e voti prenderei? Ma a mio parere la politica deve avere un impatto pedagogico e formativo sulle masse, non assecondarne gli istinti irrazionali, poiché ha il dovere, invece, di governarli e da cittadino, dico le cose che penso anche se so che mi faranno perdere consensi. Quindi, no al buonismo di maniera, ma no alla discriminazione. Per essere ancora più precisi e lo dico questa volta da politico IdV, sono come voi d’accordo che non vada messo il “Consigliere Aggiunto”, e qui mi trovo in disaccordo con molti miei alleati, per il semplice fatto che avremmo sicuramente un problema in più poiché vi sarebbe un conflitto inter-etnico di rilievo. Se il consigliere aggiunto, fosse di origini marocchine, non so’ come si sentirebbe rappresentato, ad esempio, l’albanese. Sono invece convinto che una Consulta, tra l’altro proposta dal sottoscritto all’Associazione “Il Vascello”, con un coordinamento in Giunta ed in delega alle politiche sociali, sia un modo per responsabilizzare gli immigrati che sarebbero tirati in causa in prima persona nel trovare soluzioni ai problemi che Fermignano vede emergere di giorno in giorno. Perché quindi manca un Assessore all’immigrazione se la problematica appare di così grande rilievo? Quanto all’Assessore alle politiche Sociali, non mi pare di aver detto nulla se non l’aver tempo fa chiesto delucidazioni sull’apertura del Centro per disabili gravi, “Dopo di Noi” di San Silvestro. Sul tirare in ballo sulla stampa famiglie che hanno avuto un disagio rilevante, sono d’accordo ma, credo, possa essere il frutto di una comunicazione errata e di cui mi assumo in parte le responsabilità.

Saluti,
Mirco Marchetti