Come annunciato, il 28 maggio i cinque tavoli si sono incontrati in Plenaria. L’affluenza è stata consistente, alcuni hanno personalmente telefonato per far sapere che, seppur non presenti fisicamente per questioni di impegni, erano comunque li, col cuore. Ma, a fronte di alcune assenze, volti nuovi si sono presentati alla riunione.
Abbiamo deciso assieme di scegliere un nome per tutti i cinque tavoli. Su sette nomi nati dalle proste fatte all’interno dei tavoli, dopo aver posto gli stessi a votazione tra i presenti, si è scelto a grande maggioranza “Il Vascello”.
Come è ovvio e legittimo pensare, ci sono state delle voci di leggero dissenso su questo nome, portando ad argomento il fatto che “Vascello” può essere troppo ermetico e rischia di non raggiungere “la gente”. Siccome personalmente ho sostenuto, votandolo, questo nome, mi permetto pure di supportare la mia scelta attraverso questo spazio pubblico con argomentazioni.
Vascello è il nome di un mezzo, un mezzo attraverso il quale Noi, assieme, tenteremo di approdare ad un fine condiviso. Le nostre finalità, le finalità di ognuno di noi, sono nutrite da idealità, da passioni, da interessi, da bisogni del tutto personali. Spesso il nutrimento di un fine non ha luogo fisico poiché esso dimora nel cuore di ognuno di noi. Il percorso, attraverso cui il Vascello prende le movenze, è adagiato sul mare delle passioni, motore primo e propulsore, combustibile adatto e ricercato al mettere in moto il Vascello stesso. L’U-Topos, l’Utopia, è il non luogo, nel senso, a dirla con Bennato, dell’Isola che non c’è, un’isola che non è rintracciabile da coordinate geografiche convenzionali, poiché Essa vive in una dimensione che è propria dell’Anima e che rifugge luoghi e spazi comuni. Questo non luogo (U-topia) deve, secondo il mio parere, creare il luogo luminoso e lungimirante delle nostre aspirazioni, del nostro costruire assieme un orizzonte possibile verso cui il Vascello potrà volgere il suo sguardo austero ed autorevole.
Osare, guardare avanti con gli occhi fissi all’orizzonte e tenendosi per mano, sentire il tam-tam di un cuore unico che si muove con lo spirito del pioniere, lo stesso dei primi audaci esploratori che lasciavano la terraferma madre, sicura e protettrice, per indagare l’ignoto e nutrirlo di sogni e di speranze. Cercare luoghi in cui siano praticabili nuove forme di convivenza, cercare questo imbarcandosi in un’avventura, perché la vita è avventura, considerando in maniera disgiunta il mezzo ed il fine, ma ricordandosi sempre che, solo assieme potremo condurre questo percorso. E’ per questo che il fine non potrà essere il Vascello, mentre esso sarà, dovrà essere sentito, come il mezzo autorevole e necessario per giungere assieme ed approdare verso lidi che sappiano dar spazio alle finalità che sapremo condividere assieme.
Il Vascello è quindi prima di tutto il luogo, in senso metaforico, d’incontro dei nostri sogni, delle nostre aspirazioni, luogo in cui l’Altro da se' diviene punto di riferimento e nutrimento per la nostra stessa esistenza.
Il Vascello ha dunque preso il varo, ma non vi sarà luogo da cui non lo si possa raggiungere poiché non vi sarà luogo che appaia distante da qualcuno. Ai cuori che vogliono imbarcarsi sarà data sempre ospitalità, poiché se lo spazio è indefinito, indefinito sarà pure il suo tempo.
Detto questo, vorrei aggiungere che all’incontro c’è stato qualcuno che ha proposto di formalizzare in una qualche maniera i Tavoli. C’è chi ha proposto un’Associazione Culturale, chi Politica chi ha proposto altre soluzioni più o meno strutturate, io personalmente non vedrei male un Movimento ma, c’è anche chi teme che il formalizzare troppo attraverso linee brurocratiche vada a delineare confini di demarcazione troppo netti tali da far percepire il “Vascello” come qualcosa di troppo esclusivo e meno aperto al di fuori, soprattutto se si cominciasse a parlare di soci o non soci. A dire il vero ci siamo lasciati senza decisione alcuna ma ripomettendoci di riflettere anche su questo fatto. Al proposito i contributi saranno graditi anche sul nostro blog.
Alla fine, il coordinatore dei Cinque Tavoli, Piero Benedetti, ha riaffermato il suo entusiasmo verso questa nuova modalità dell’agire politico nato in maniera partecipata e dal basso. Non posso che far mio il Suo entusiasmo e mi permetto di definire come rivoluzionario l’approccio alla polis che i tavoli descrivono e, su questo e per non apparire eccessivamente aleatorio, mi riservo il diritto di illustrare prossimamente alcuni dettagli di questo agire dei tavoli e che credo darà meglio conto al cittadino di come Egli, attraverso i Tavoli stessi, avrà lo spazio d’espressione appropriato per veder nutriti i suoi bisogni e la sue aspirazioni.
Saluti,
Mirco Marchetti – IDV - Fermignano
Abbiamo deciso assieme di scegliere un nome per tutti i cinque tavoli. Su sette nomi nati dalle proste fatte all’interno dei tavoli, dopo aver posto gli stessi a votazione tra i presenti, si è scelto a grande maggioranza “Il Vascello”.
Come è ovvio e legittimo pensare, ci sono state delle voci di leggero dissenso su questo nome, portando ad argomento il fatto che “Vascello” può essere troppo ermetico e rischia di non raggiungere “la gente”. Siccome personalmente ho sostenuto, votandolo, questo nome, mi permetto pure di supportare la mia scelta attraverso questo spazio pubblico con argomentazioni.
Vascello è il nome di un mezzo, un mezzo attraverso il quale Noi, assieme, tenteremo di approdare ad un fine condiviso. Le nostre finalità, le finalità di ognuno di noi, sono nutrite da idealità, da passioni, da interessi, da bisogni del tutto personali. Spesso il nutrimento di un fine non ha luogo fisico poiché esso dimora nel cuore di ognuno di noi. Il percorso, attraverso cui il Vascello prende le movenze, è adagiato sul mare delle passioni, motore primo e propulsore, combustibile adatto e ricercato al mettere in moto il Vascello stesso. L’U-Topos, l’Utopia, è il non luogo, nel senso, a dirla con Bennato, dell’Isola che non c’è, un’isola che non è rintracciabile da coordinate geografiche convenzionali, poiché Essa vive in una dimensione che è propria dell’Anima e che rifugge luoghi e spazi comuni. Questo non luogo (U-topia) deve, secondo il mio parere, creare il luogo luminoso e lungimirante delle nostre aspirazioni, del nostro costruire assieme un orizzonte possibile verso cui il Vascello potrà volgere il suo sguardo austero ed autorevole.
Osare, guardare avanti con gli occhi fissi all’orizzonte e tenendosi per mano, sentire il tam-tam di un cuore unico che si muove con lo spirito del pioniere, lo stesso dei primi audaci esploratori che lasciavano la terraferma madre, sicura e protettrice, per indagare l’ignoto e nutrirlo di sogni e di speranze. Cercare luoghi in cui siano praticabili nuove forme di convivenza, cercare questo imbarcandosi in un’avventura, perché la vita è avventura, considerando in maniera disgiunta il mezzo ed il fine, ma ricordandosi sempre che, solo assieme potremo condurre questo percorso. E’ per questo che il fine non potrà essere il Vascello, mentre esso sarà, dovrà essere sentito, come il mezzo autorevole e necessario per giungere assieme ed approdare verso lidi che sappiano dar spazio alle finalità che sapremo condividere assieme.
Il Vascello è quindi prima di tutto il luogo, in senso metaforico, d’incontro dei nostri sogni, delle nostre aspirazioni, luogo in cui l’Altro da se' diviene punto di riferimento e nutrimento per la nostra stessa esistenza.
Il Vascello ha dunque preso il varo, ma non vi sarà luogo da cui non lo si possa raggiungere poiché non vi sarà luogo che appaia distante da qualcuno. Ai cuori che vogliono imbarcarsi sarà data sempre ospitalità, poiché se lo spazio è indefinito, indefinito sarà pure il suo tempo.
Detto questo, vorrei aggiungere che all’incontro c’è stato qualcuno che ha proposto di formalizzare in una qualche maniera i Tavoli. C’è chi ha proposto un’Associazione Culturale, chi Politica chi ha proposto altre soluzioni più o meno strutturate, io personalmente non vedrei male un Movimento ma, c’è anche chi teme che il formalizzare troppo attraverso linee brurocratiche vada a delineare confini di demarcazione troppo netti tali da far percepire il “Vascello” come qualcosa di troppo esclusivo e meno aperto al di fuori, soprattutto se si cominciasse a parlare di soci o non soci. A dire il vero ci siamo lasciati senza decisione alcuna ma ripomettendoci di riflettere anche su questo fatto. Al proposito i contributi saranno graditi anche sul nostro blog.
Alla fine, il coordinatore dei Cinque Tavoli, Piero Benedetti, ha riaffermato il suo entusiasmo verso questa nuova modalità dell’agire politico nato in maniera partecipata e dal basso. Non posso che far mio il Suo entusiasmo e mi permetto di definire come rivoluzionario l’approccio alla polis che i tavoli descrivono e, su questo e per non apparire eccessivamente aleatorio, mi riservo il diritto di illustrare prossimamente alcuni dettagli di questo agire dei tavoli e che credo darà meglio conto al cittadino di come Egli, attraverso i Tavoli stessi, avrà lo spazio d’espressione appropriato per veder nutriti i suoi bisogni e la sue aspirazioni.
Saluti,
Mirco Marchetti – IDV - Fermignano
1 commento:
,Voglio solo salutarti,da un amico.CIAO
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