Viviamo oggi in un periodo di forti conflitti che sfociano, spesso e volentieri, in palesi contraddizioni. I cittadini chiedono alla classe dirigente un maggior rigore morale che evidenzi, nella sua esemplarità, una condotta da emulare. In vero, è proprio la classe dirigente che, asservita ai sondaggi, ai numeri, si allinea alle tendenze che giornalmente spuntano come funghi, ben lungi dal proporsi quale esempio di rigore etico e morale, assecondando tutte le spinte che dal basso si affacciano nel tetro oblio dell’antiideologia.
Piero Benedetti, ben distinguendosi da questo degrado morale che assale pure la Politica odierna e che appare discostarsi dalla sua vocazione originaria allontanandosi pure dai contenuti primari, nell’Iniziativa presa da “Il Vascello” (Associazione dei Tavoli Tematici), attraverso un escursus storico fatto di filmati d’epoca intramezzati da sue riflessioni, ridona alla politica quella energia senza la quale essa perderebbe ogni senso etico e morale. Pur nella contrapposizione ideologica, Berlinguer e Zaccagnini riuscivano ad infondere nei cittadini una passione oggi non comuni. Vi era allora, un’idea di un mondo possibile pur nelle contrapposizioni, ciò rendeva possibile sognare possibili alternative percorribili. Purtroppo oggi la politica, e questo non può che insinuare in essa il germe dell’inadeguatezza allo scopo, non si prefigura scenari possibili, non delinea un percorso praticabile, non segna una strada, perché nell’acclamazione di tutti alla semplificazione in una società iper-complessa, si persegue la strada della rinuncia ideale per abbracciare quella fondata su un oscuro concetto che vorrebbe fondare tutto sul tecnicismo freddo. Stiamo passando dal periodo in cui il positivismo fu detto ingenuo ad uno in cui il pragmatismo gira le spalle alla propria Anima. Tutto questo è ben visibile, basta guardarsi attorno, le città che costruiamo hanno abbandonato il senso estetico per far posto ad un concetto indirizzato sulla funzionalità pratica, una praticità tra l’altro indirizzata verso un potere condito da logiche di profitti. Così, se provocatoriamente andassi affermando che l’estetica è l’etica della forma, osservando il degrado in cui versano le nostre città asservite ad un brutto funzionale, mi farei pure convinto che dietro i grigi palazzi che continuiamo a costruire manca un’anima, un’idealità da perseguire, cosa che invece imperava ed era prioritaria nell’urbanistica del rinascimento. Quelle città siamo noi, con i nostri centri storici, pieni di suggestioni, di mistiche speranze e di passioni, ma simulacri di un potere che quei luoghi ha da tempo occupato, quindi accanto ad essi, le città ci offrono la visione dell’uomo moderno, freddo, pragmatico, orientato ai profitti, con le banche, i palazzi, le fabbriche, i negozi. Tra i due mondi non vi è comunicazione, il nuovo mantiene il vecchio solo per far credere che un’anima l’abbiamo pure adesso, e la facciamo vedere all’ignaro turista solo per decenza verso noi stessi ed in un clima auto consolatorio.
Di Pietro ha detto ieri, riguardo il futuro dell’DV che: “siamo un partito post-ideologico”, ma cosa significa questo concetto? Ha pure detto che siamo anti-nazisti ed anti-fascisti e che la nostra naturale collocazione sarebbe nel PD, ma che in questo momento l’IDV valuta solo su base programmatica, non ideologica, le possibili alleanze locali mantenendo ferma la sua identità. Va tutto bene, ma occorre un approfondimento.
Questo post-ideologismo, ad esempio, come può essere assunto se le varie ideologie che hanno caratterizzato le intenzioni delle varie anime del passato, non si sono mai parlate? Fino ieri eravamo tutti anti qualcosa, poi, d’un tratto, cancelliamo la nostra storia in maniera veloce e superficiale ed abbracciamo qualcosa che vorrebbe essere nuova ideologia, la post-ideologia per l’appunto, senza approntare in alcuna sede un’opportuna discussione che, forte del substrato culturale che negli anni ci ha caratterizzato, si dirigesse verso la costruzione di una nuova anima ecumenica. L’IDV dichiara, o per lo meno lo dichiarano alcuni appartenenti, di essere il partito dell’Etica e di rifuggire al rumore dell’ideologia, ma se l’Etica ha quale missione il discernimento del bene dal male, in nome di cosa mi dovrei allontanare da un costrutto ideologico che, tra l’altro è il terreno su cui si costruisce un’Etica? Tutti hanno una loro Etica, pure Hitler l’aveva, ma il terreno culturale ed ideologico su cui fondava quell’etica era per me raccapricciante.
Così oggi c’è chi evoca l’etica, chi la libertà, chi la democrazia, chi l’accettazione trascendente ad una volontà suprema e superiore. Ma tutto vive nel solo aspetto evocante dei termini. Pure la Fede è divenuta consuetudine abbracciando un rigido pragmatismo e la secolarizzazione ce ne rende evidenti gli effetti anche sul versante artistico.
A Fermignano, il periodo di crisi si è tradotto in lacerazioni drammatiche, in “conflitti tra fratelli” ma, nelle ceneri si intravvede una nuova rinascita, sono nate nuove aggregazioni, talune giudicate pure insolite, come il patto programmatico che l’IDV condivide, in loco, anche con forze della sinistra più radicale, in una logica per cui ognuno possa contaminare l’altro, ma pure il PD, con le nuove figure emergenti che cominciano ad esprimersi nelle linee guida, mi pare si indirizzi verso il tentativo di ridonare nuova linfa ad una politica che, invece, parrebbe indirizzarsi verso un disimpegno drammatico perché funzionale alla sola logica dei profitti privati.
Credo che, con persone non comuni come Piero Benedetti, collante dell’intera Unione per Fermignano, con la nascita di Sinistra per Fermignano (federazione di soggetti su basi programmatiche ma volte alla ricerca di nuove idealità) e con il nuovo PD che attraverso i nuovi ingressi in ambito dirigenziale ricerca nuove vie di senso nel fare politico, noi si possa cominciare ad essere d’esempio anche per chi crede non sia più possibile sognare un futuro diverso solo perché il passato, come diceva qualcuno non ci appartiene ed è solo il presente ad essere attuale. Teniamoci ben strette figure come Piero Benedetti, ricche di umanità, di sensibilità verso i più poveri, i meno abbienti, i più sfortunati, perché chi riesce ancora ad essere sensibile verso la condizione di costoro riesce ad adoperarsi sognando e facendo sognare un futuro in cui sia possibile un mondo più giusto per tutti. Per questo, io, oggi, a Fermignano-Urbino ho visto riaccendersi in me il lume della speranza rinvigorito da una utopia che coltivo e che nessuno potrà mai farmi apparire obsoleta, poiché è solo in base ad essa che io riesco a muovermi con coerenza.
Saluti,
Mirco Marchetti
Piero Benedetti, ben distinguendosi da questo degrado morale che assale pure la Politica odierna e che appare discostarsi dalla sua vocazione originaria allontanandosi pure dai contenuti primari, nell’Iniziativa presa da “Il Vascello” (Associazione dei Tavoli Tematici), attraverso un escursus storico fatto di filmati d’epoca intramezzati da sue riflessioni, ridona alla politica quella energia senza la quale essa perderebbe ogni senso etico e morale. Pur nella contrapposizione ideologica, Berlinguer e Zaccagnini riuscivano ad infondere nei cittadini una passione oggi non comuni. Vi era allora, un’idea di un mondo possibile pur nelle contrapposizioni, ciò rendeva possibile sognare possibili alternative percorribili. Purtroppo oggi la politica, e questo non può che insinuare in essa il germe dell’inadeguatezza allo scopo, non si prefigura scenari possibili, non delinea un percorso praticabile, non segna una strada, perché nell’acclamazione di tutti alla semplificazione in una società iper-complessa, si persegue la strada della rinuncia ideale per abbracciare quella fondata su un oscuro concetto che vorrebbe fondare tutto sul tecnicismo freddo. Stiamo passando dal periodo in cui il positivismo fu detto ingenuo ad uno in cui il pragmatismo gira le spalle alla propria Anima. Tutto questo è ben visibile, basta guardarsi attorno, le città che costruiamo hanno abbandonato il senso estetico per far posto ad un concetto indirizzato sulla funzionalità pratica, una praticità tra l’altro indirizzata verso un potere condito da logiche di profitti. Così, se provocatoriamente andassi affermando che l’estetica è l’etica della forma, osservando il degrado in cui versano le nostre città asservite ad un brutto funzionale, mi farei pure convinto che dietro i grigi palazzi che continuiamo a costruire manca un’anima, un’idealità da perseguire, cosa che invece imperava ed era prioritaria nell’urbanistica del rinascimento. Quelle città siamo noi, con i nostri centri storici, pieni di suggestioni, di mistiche speranze e di passioni, ma simulacri di un potere che quei luoghi ha da tempo occupato, quindi accanto ad essi, le città ci offrono la visione dell’uomo moderno, freddo, pragmatico, orientato ai profitti, con le banche, i palazzi, le fabbriche, i negozi. Tra i due mondi non vi è comunicazione, il nuovo mantiene il vecchio solo per far credere che un’anima l’abbiamo pure adesso, e la facciamo vedere all’ignaro turista solo per decenza verso noi stessi ed in un clima auto consolatorio.
Di Pietro ha detto ieri, riguardo il futuro dell’DV che: “siamo un partito post-ideologico”, ma cosa significa questo concetto? Ha pure detto che siamo anti-nazisti ed anti-fascisti e che la nostra naturale collocazione sarebbe nel PD, ma che in questo momento l’IDV valuta solo su base programmatica, non ideologica, le possibili alleanze locali mantenendo ferma la sua identità. Va tutto bene, ma occorre un approfondimento.
Questo post-ideologismo, ad esempio, come può essere assunto se le varie ideologie che hanno caratterizzato le intenzioni delle varie anime del passato, non si sono mai parlate? Fino ieri eravamo tutti anti qualcosa, poi, d’un tratto, cancelliamo la nostra storia in maniera veloce e superficiale ed abbracciamo qualcosa che vorrebbe essere nuova ideologia, la post-ideologia per l’appunto, senza approntare in alcuna sede un’opportuna discussione che, forte del substrato culturale che negli anni ci ha caratterizzato, si dirigesse verso la costruzione di una nuova anima ecumenica. L’IDV dichiara, o per lo meno lo dichiarano alcuni appartenenti, di essere il partito dell’Etica e di rifuggire al rumore dell’ideologia, ma se l’Etica ha quale missione il discernimento del bene dal male, in nome di cosa mi dovrei allontanare da un costrutto ideologico che, tra l’altro è il terreno su cui si costruisce un’Etica? Tutti hanno una loro Etica, pure Hitler l’aveva, ma il terreno culturale ed ideologico su cui fondava quell’etica era per me raccapricciante.
Così oggi c’è chi evoca l’etica, chi la libertà, chi la democrazia, chi l’accettazione trascendente ad una volontà suprema e superiore. Ma tutto vive nel solo aspetto evocante dei termini. Pure la Fede è divenuta consuetudine abbracciando un rigido pragmatismo e la secolarizzazione ce ne rende evidenti gli effetti anche sul versante artistico.
A Fermignano, il periodo di crisi si è tradotto in lacerazioni drammatiche, in “conflitti tra fratelli” ma, nelle ceneri si intravvede una nuova rinascita, sono nate nuove aggregazioni, talune giudicate pure insolite, come il patto programmatico che l’IDV condivide, in loco, anche con forze della sinistra più radicale, in una logica per cui ognuno possa contaminare l’altro, ma pure il PD, con le nuove figure emergenti che cominciano ad esprimersi nelle linee guida, mi pare si indirizzi verso il tentativo di ridonare nuova linfa ad una politica che, invece, parrebbe indirizzarsi verso un disimpegno drammatico perché funzionale alla sola logica dei profitti privati.
Credo che, con persone non comuni come Piero Benedetti, collante dell’intera Unione per Fermignano, con la nascita di Sinistra per Fermignano (federazione di soggetti su basi programmatiche ma volte alla ricerca di nuove idealità) e con il nuovo PD che attraverso i nuovi ingressi in ambito dirigenziale ricerca nuove vie di senso nel fare politico, noi si possa cominciare ad essere d’esempio anche per chi crede non sia più possibile sognare un futuro diverso solo perché il passato, come diceva qualcuno non ci appartiene ed è solo il presente ad essere attuale. Teniamoci ben strette figure come Piero Benedetti, ricche di umanità, di sensibilità verso i più poveri, i meno abbienti, i più sfortunati, perché chi riesce ancora ad essere sensibile verso la condizione di costoro riesce ad adoperarsi sognando e facendo sognare un futuro in cui sia possibile un mondo più giusto per tutti. Per questo, io, oggi, a Fermignano-Urbino ho visto riaccendersi in me il lume della speranza rinvigorito da una utopia che coltivo e che nessuno potrà mai farmi apparire obsoleta, poiché è solo in base ad essa che io riesco a muovermi con coerenza.
Saluti,
Mirco Marchetti
Nessun commento:
Posta un commento