sabato 6 ottobre 2007

Riformismi e nuovi fasi della Politica


Un comico dice che, non i partiti ma "questi" partiti, sono finiti, non la politica ma, "questa politica" è finita ed ecco si risveglia il gene della demonizzazione. Eppure le persone hanno risposto. La politica, questa politica cui si accosta qualcosa che ambirebbe chiamarsi scienza della politica è, rispetto alle altre scienze, quasi improduttiva, le altre scienze, tutte, negli ultimi due secoli hanno fatto passi in avanti enormi, la politica è rimasta pressoché invariata. “I modi di raccolta e gestione del consenso, i sistemi elettorali, i metodi di costruzione delle decisioni politiche, non sono tanto diversi da quelli usati dalle democrazie occidentali, da Lincoln a Giolitti. La politica, cioè il modo con cui gli uomini organizzano la convivenza collettiva, sembra il comparto della civilizzazione umana meno toccato dai cambiamenti prodotti dalla macchina a vapore, l'aeroplano, la televisione, le tecnologie informatiche" (PsiPol). Ora, dal mio punto di vista, senza scendere in cretinate di basso livello e che non fanno onore all'intelligenza per cui si appellano i dissensi come fascisti o comunisti a seconda delle convenienze, direi di assumere il comico nella sua veste reale,quella di Animatore. Il comico ha avuto il merito di mettere in forse le certezze su cui basavano e basano il controllo gli apparati del potere burocorporativo che è per definizione conservatore, sia che si dica di destra o di sinistra e controlla tutto ciò che può essere prevedibile. Grillo è imprevedibile così come imprevedibile è il fenomeno che gli si accosta. Questo spaventa tanto. Un comico mette in crisi un sistema e la crisi è il presupposto ideale per iniziare un cambiamento. Ora però sta a noi cittadini trovare nuove forme di organizzazione, nuove modalità di ricerca del consenso ma, solo chi osa può. La visione laica del Riformismo, mi spinge a parlare di Riformismi. I riformismi devono poter saper attuare una nuova fase politica e non è detta essa debba passare per delle liste civiche che per l’esoticismo paiono attirare nel solo evocarle i consensi delle masse, poichè comunque esse dovranno condurre lo stesso logoro gioco nel solito vetusto scacchiere, pur con una casacca un po’ differente.

E' quindi sul modo di ricerca del consenso che occorre porre l'indice per costruire l'incipit che dia valore ad un tipo di riformismo che riesca ad esaltare le voci dei meno visibili e, anche per questo, dei meno ascoltati. Costruire forme partitiche che riescano ad ingabbiare percentuali di persone candidabili in base alle condizioni in cui versano ed al loro bagaglio esperienziale (es. 5% licenziati, 5% interinali, 5% cassintegrati, 5% precari, 5% disabili, 5%meno abbienti ..et cetera). Queste poi verranno sponsorizzate e sostenute dalle varie forme partitiche che le sostengono. In questo io direi di osare ed iniziare una reale riforma ed in questo io vedo partir male il PD, liste bloccate e candidature calate dall'alto delle oligarchie. Ciò detto la mia è una delle tante visioni che gradirei portare su di un tavolo negoziale e la proposta metodologica di costruzione di queste nuove forme viene suggerita come “Quote multicolore”, come ebbi a dire, in un clima che ha visto ispirare le cosiddette “Quote rosa”.

Mirco Marchetti

1 commento:

Anonimo ha detto...

ciao mirko, vorrei anzitutto farti i complimenti per il blog. oltre al fatto che sono particolarmente sensibile alle nuove tecnologie e alle varie forme di comunicazione, penso che tale possa essere un buon contributo per il dibattito interno a fermignano. c'è l'esigenza di "alzare il tiro" della discussione politica locale e soprattuto di promuovere un'opera di rinnovamento anche nel metodo di fare opposizione. prima di passare ad alcune sintetiche considerazioni, magari per contribuire a stimolare il dibattito, vorrei invitarti personalmente in due blog. il primo è www.liberamentevado.it, un portale creato da alcuni ragazzi di sant'angelo in vado, nato con l'intento di discutere di politica locale e con uno sguardo attento alla nascita del partito democratico. il secondo, il nuovo blog dell' on. oriano giovanelli www.orianogiovanelli.net : abbiamo la necessità di innovare le forme e gli strumenti di partecipazione anche nella provincia di pesaro e urbino.
Vengo alle brevi considerazioni:
1. onestamente non penso che, anche dopo il "fenomeno grillo", le persone abbiamo risposto concretamente ad una crisi della politica. esso rappresenta la "febbre", insomma, lo stato di malessere che si respira oggi all'interno della società. noi dovremmo essere capaci invece di capire la malattia e possibilmente trovare la cura. la piazza può essere un luogo affascinante per ulrlare al cielo il proprio disagio; ma non basta. per cambiare occorre partecipare laddove si decide, nei luoghi della politica.
2. concordo che abbiamo bisogno di un segnale di svolta perchè la popolazione avverte la politica distante dai propri bisogni. e non tanto perchè non riesce a percepire le esigenze. l'affluenza alle urne anche alle ultime politiche e i temi discussi dalle rispettive coalizioni nella campagna elettorale hanno toccato molti aspetti salienti della quotidianità. la gente non ha più fiducia perchè a promesse non corrispondono poi provvedimenti concreti. alle parole non seguono i fatti. e il problema è che ci troviamo in una democrazia che essendo eccessivamente frammentata non garantisce governabilità, l'unica base per creare le condizioni di cambiamento. siamo imprigionati, insomma, in una democrazia che è incapace di decidere. questo è il punto. in un sistema in cui i partiti pensano più alla loro autoconservazione, a loro stessi, alle loro classi dirigenti, piuttosto che all'interesse generale. Ed è evidente ai più che le formazioni politiche, in particolare quelle più piccole, cercano assiduamente di distinguersi e nel distinguersi ottenere visibilità magari a discapito anche di una funzione nazionale.
3. il cambiamento quindi passa attraverso una seria riforma istituzionale ma prima ancora delle culture politiche dentro i partiti. è quello che stiamo facendo con la nascita del partito democratico. la giornata del 14 ottobre potrebbe sancire una svolta storica per l'Italia e naturalmente ciò dipenderà dal numero di persone che andranno a votare. questo perchè in democrazia anche la quantità è qualità. non ho elementi per sapere a priori come andrà ma una cosa è sicura: con le primarie la nascita del partito nuovo rappresenta il primo strumento che hanno i cittadini per cambiare la politica. un sistema aperto, vorrei sottolinearlo. infatti, per presentare una lista bastava semplicemente mettere assieme alcune persone da candidare (naturalmente vicine al progetto del pd) e raccogliere cento firme nel proprio collegio. personalmente, anche io avrei preferito un altro sistema elettorale e, in particolare, la preferenza. oggi però non andiamo ad eleggere organismi dirigenti ma costituenti che avranno il compito di redigere il manifesto, lo statuto e regolamentare i congressi. e paradossalmente il sistema "bloccato" garantirà che il partito nuovo nasca con il 50 % di donne. fattore che considero prioritario per un cambio culturale della politica.
4. mi avvicino alle conclusioni anche perchè mi sono dilungato più di quanto avrei dovuto :) la mia militanza mi ha insegnato che prima di criticare occorre fare autocritica. sono convinto che ci sia la necessità di cambiare la politica ma sono altrettanto consapevole che fino a quando i cittadini non torneranno a dire la propria all'interno dei partiti difficilmente si riuscirà nell'intento. magari si può essere contenti e feliciti nell'assistere lo spettacolo di un comico di turno che esprime anche con una parolaccia un disagio collettivo. è vero, siamo diventati un popolo di spettatori. è altrettanto vero però che così facendo non andremo molto lontano. per cambiare occorre vivere da protagonisti e partecipare nei luoghi in cui la propria idea conta.