mercoledì 25 giugno 2008

I Processi sospesi


Processi sospesi

Vengono sospesi obbligatoriamente i processi (essendo puniti con pene inferiori ai dieci anni):

• sequestro di persona, 
• estorsione, 
• rapina, 
• furto in appartamento, furto con strappo, 
• associazione per delinquere, 
• stupro e violenza sessuale, 
• aborto clandestino, 
• bancarotta fraudolenta, 
• sfruttamento della prostituzione, 
• frodi fiscali, 
• usura, 
• violenza privata, 
• falsificazione di documenti pubblici, 
• detenzione di documenti falsi per l’espatrio, 
• corruzione, corruzione giudiziaria,
• abuso d’ufficio, 
• peculato, 
• rivelazioni di segreti d’ufficio, 
• intercettazioni illecite, 
• reati informatici, 
• ricettazione, 
• vendita di prodotti con marchi contraffatti, 
• detenzione di materiale pedo-pornografico, 
• porto e detenzione di armi anche clandestine, 
• immigrazione clandestina,
• calunnia, 
• omicidio colposo per colpa medica – errori dei medici –,
• omicidio colposo per norme sulla circolazione stradale, 
• truffa alla Comunità Europea, 
• maltrattamenti in famiglia, 
• incendio e incendio boschivo, 
• molestie, traffico di rifiuti, 
• adulterazione di sostanze alimentari, 
• somministrazione di reati pericolosi, 
• circonvenzione di incapace

sabato 21 giugno 2008

Piccolo Dizionario economico-finanziario ad uso comune.


Lo scopo:

Prima di tutto, grazie a Mirco che mi consente di utilizzare questo spazio che ha come scopo quello di voler essere utile per cercar di capire il significato di termini entrati nell’uso comune, ma che, spesso, non sappiamo “maneggiare” opportunamente. Iniziamo dal Pil (Prodotto Interno Lordo): ne sentiamo parlare tutti i giorni, dunque cerchiamo di capire cos’è.

Il Pil
L’ inventore del PIL è un’economista statunitense di origine russa che porta il nome di Simon Kuznet, (premio nobel nel 1971) che a proposito del PIL disse nel 1964 che "si deve tenere presente la differenza fra la quantità e la qualità della crescita. fra costi e benefici, fra breve e lungo periodo. Un obiettivo di "maggiore" crescita dovrebbe specificare la crescita di cosa e per cosa"

Il PIL è il valore di mercato di tutti i beni e servizi finali prodotti in un paese in un dato periodo di tempo. Chiariamo i vari termini che entrano in questa definizione:

- valore di mercato: i beni e i servizi che entrano nel PIL sono valutati ai prezzi di mercato (correnti), cioè ai prezzi a cui vengono effettivamente venduti;

- tutti: meno quelli prodotti e venduti illegalmente; meno quelli prodotti e consumati all’interno delle famiglie;
- finali: la farina è un bene finale se venduta come farina; un bene intermedio se venduta al fornaio per fare il pane. In questo caso il valore della farina viene incorporato nel valore del pane;
- prodotti: il PIL misura il valore dei beni e servizi prodotti in un anno, non le transazioni di un anno; così ad esempio, le auto nuove che vengono vendute e acquistate fanno parte del PIL in quanto prodotte nell’ anno, mentre la compravendita di auto usate non è registrata nel PIL;

- in un paese: il PIL misura ciò che è prodotto in Italia, non ciò che è prodotto da Italiani. Gli italiani possono anche produrre all’estero, mentre in Italia possono produrre anche soggetti stranieri.

Il PIL include dunque ciò che è prodotto da soggetti esteri in Italia ed esclude ciò che è prodotto da soggetti italiani all’estero. Un esempio è utile a chiarire il concetto: si supponga che in un’economia esistano due sole imprese. La prima produce farina (mugnaio) per un valore complessivo di € 50, impiegando lavoro, al quale paga salari pari a € 10 e la seconda (fornaio) produce pane per un valore pari a € 100, impiegando farina per un valore di € 10 e lavoro, al quale paga salari pari a €= 40. Qual’è il PIL di questa economia? Non è il valore complessivo della produzione (€=50+100=150) perché 10 €= di farina sono consumati nella produzione di pane; quindi non sono beni finali. Il PIL sarà dunque pari a €:

PIL = 50 + (100 - 10) = 140
Implicitamente, abbiamo calcolato il PIL utilizzando un metodo che viene chiamato: metodo del valore aggiunto. Il valore aggiunto da un’impresa alla produzione è pari al valore della sua produzione al netto del valore dei beni intermedi utilizzati nella produzione. Nel nostro esempio il mugnaio non utilizza beni intermedi; quindi il valore netto della sua produzione coincide con il valore lordo: € 50. Il fornaio, viceversa, impiega € 10 di farina; quindi il valore netto della sua produzione è pari € 100-10=90.

- Un altro metodo per calcolare il PIL è il metodo del reddito. Infatti, la differenza tra valore della produzione e valore dei beni intermedi in ogni impresa non può che andare a remunerare i lavoratori (salari), al pagamento di imposte indirette, a profitto dell’impresa (distribuito o meno agli azionisti). Nel nostro esempio non ci sono imposte indirette e quindi la differenza in questione non può che essere pari ai salari più i profitti: PIL = Reddito = Salari + Profitti = (10 + 40) + (40 + 50) = 140. Nel nostro esempio il reddito da lavoro rappresenta il 35,71% del PIL ( 50/140 • 100), mentre il reddito da capitale rappresenta il 64,29% ( 90/140 • 100).

Fine prima parte

di Leonardo Fraternale

giovedì 19 giugno 2008

Come truccare un appalto


Siccome ci sono ancora, seppur pochi, amministratori inesperti, offro una interessante lettura che spiega come pilotare un appalto e nutrire un proprio tornaconto. Corso di formazione per amministratori anagraficamente appetibili della seconda e terza repubblica. 

tratto da "ergopolis"

1. Le caratteristiche dell'appalto 

Per semplicità, chiamiamo qui appalto ogni richiesta pubblica di partecipazione all'assegnazione di un finanziamento o un lavoro. Ogni appalto contiene caratteristiche vincolanti di partecipazione. E' possibile sia inibire la partecipazione a quegli enti che non possiedono tali caratteristiche o assegnare punteggi più alti agli enti che le possiedono. Le caratteristiche possono essere ragionevoli, ma anche molto fantasiose. Eccone solo alcune: 
la natura statutaria dell'ente (si possono riservare appalti solo a cooperative o solo ad associazioni o solo a società) 
il possesso di un bilancio , nell'anno o nel triennio precedente, superiore a X euro 
la presenza di x dipendenti regolarmente assunti da x mesi o anni 
l'esistenza di una sede legale nella città o nella Regione, da un tempo predefinito 
l'esistenza di una sede operativa in regola con tutte le norme di igiene, sicurezza, agibilità 
il possesso di un'esperienza precedente nello stesso settore, o addirittura esattamente uguale a quella appaltata 
l'obbligo di una cauzione più o meno elevata da versare insieme alla presentazione dell'appalto 


Tutti questi caratteri vanno dimostrati con documentazione da consegnare. E naturalmente questa documentazione può essere passata al vaglio severamente o "discrezionalmente", tanto nessuno controllerà i controllori (salvo che in casi rarissimi). Il controllo severo è riservato ai partecipanti ignoti od ostili, che possono essere non ammessi alla gara anche per cavilli formali. Il controllo discrezionale consiste in tanti piccoli accorgimenti. Gli amici possono consegnare il tutto prima al funzionario amico e avere il tempo di effettuare correzioni; se sono privi di una qualche caratteristica, possono ottenere una deroga. Ecco un esempio reale. Molti appalti richiedono l'uso di sedi operative in regola dal punto di vista normativo. Un ente "amico" che vince molti appalti nel settore della formazione professionale, realizza i corsi in una cantina buia priva di ogni requisito: come ci riesce? Allegando una dichiarazione di lavori in corso per la "messa in regola" della sede. Nesssuno dei funzionari amici va a controllare come mai i lavori sono in corso da oltre dieci anni. E se proprio gli amici mancano di una qualche caratteristica ? Allora basta che nessuno controlli a fondo la documentazione. 

Gli amministratori locali più esperti scelgono prima chi deve vincere un appalto e delineano il capitolato "ad personam", il che limita vistosamente il numero dei partecipanti alla gara. Se, per esempio, un ente amico possiede alcune caratteristiche di quelle richieste dal capitolato, e non altre, a quelle possedute viene assegnato un punteggio più alto, oppure quelle non possedute vengono omesse dalla gara. Se malgrado questo, arrivano concorrenti inaspettati, a costoro viene riservato un vaglio più stringente in modo che molti vengano non ammessi alla gara. Per esempio, se il capitolato richiede la presenza di almeno n.5 dipendenti, gli amici possono anche allegare un'autodichiarazione sostitutiva, a tutti gli altri viene richiesta una prova documentale dei pagamenti INPS effettuati. 

2. Gli ostacoli formali 

Anzitutto il bando di gara va tenuto il più possibile segreto: solo gli amici ne conoscono l'esistenza con largo anticipo. Gli altri devono scovarlo su siti web mai funzionanti, su bacheche esposte in posti pubblici ma accessibili solo in certe ore e alla fine di labirintici corridoi, su gazzette o pubblicazioni che in genere sono fatti circolare due giorni prima della data di scadenza per la presentazione. In certi casi il bando viene inviato, ma a pagamento. 

In secondo luogo i tempi vengono calcolati in modo che la scadenza avvenga nel mese di agosto o nel mese di dicembre, comunque a ridosso di vacanze, ponti o festività. Questo trucchetto non riguarda gli amici, avvisati molto in anticipo, ma gli estranei che trovano difficoltà al loro interno (molti operatori sono in vacanza), sia all'esterno, che deve fornire l'infinita documentazione richiesta. 

In terzo luogo, chi controlla che la scandenza sia rispettata? Un usciere o un funzionario che possono sempre chiudere un occhio (per gli "amici") su richiesta dell'assessore o del sindaco. 

Oltre ai trucchi sulla pubblicità e la data di scadenza, sono decine i trucchetti formali usati per eliminare partecipanti sgraditi. Eccone una lista contenuta: 
la domanda di partecipazione può essere inoltrata solo via web, da un sito che funziona pochissimo 
la documentazione deve essere inviata in 5-10 copie, firmate in ogni pagina 
la busta contenente domanda e documentazione deve essere chiusa con ceralacca 
la somma richiesta per il servizio appaltato deve essere espressa in lettere e non in numeri 
ogni foglio della proposta deve avere una marca da bollo, ovviamente annullata con firma 
i curricula degli operatori dell'ente che partecipa, devono essere in "formato europeo" 

I creatori di questi capitolati possono poi sempre affidarsi alle ambiguità semantiche, in modo che una regola formale possa essere interpretata erroneamente da chi non gode di spiegazioni preventive. Ottenere delucidazioni sul capitolato d'appalto a volte è impossibile, a volte è difficilissimo (le domande di chiarimento vanno formulate per iscritto a qualcuno che può anche rispondere un giorno prima o un giorno dopo la scadenza del bando). 

Chi non è fra gli amici può essere escluso dalla gara perchè manca una firma su una delle 100 pagine della dcumentazione; o perchè la somma offerta per l'appalto è scritto in numeri e non lettere (ho assistito alla esclusione di un partecipante che aveva scritto 350.500 coi numeri e trecentocinquantamila in lettere - omettendo i cinquecento finali); o perchè manca una marca da bollo o perchè una marca da bollo non è stata annullata con firma. 

3. La commissione giudicante 

Ogni gara d'appalto prevede una comissione giudicante, che deve controllare che la domanda sia ineccepibile, ma soprattutto che l'offerta (il progetto) sia compatibile col bando e della migliore qualità. Qui il trucco è molto semplice: basta che la commissione - i cui nomi sono sempre segreti- sia composta da una maggioranza di fedeli dell'assessore o del sindaco. A volte non serve neppure una maggioranza: è sufficiente che la commissione abbia un presidente con un certo potere, e dei membri facilmente asservibili. 

In nessun appalto del settore immateriale le commissioni giudicanti sono note, nè sono tenute a rendere pubblici i criteri di giudizio. Le commissioni sono scelte dall'ente appaltante, e raramente contengono professionisti esperti nel settore oggetto dell'appalto. Nei casi in cui ciò avviene, si tratta di professionisti subalterni o ricattabili, ben lieti di accontentare il politico di turno. Il quale spesso non deve neppure segnalare il vincitore desiderato. Si sa che la tal cooperativa è nella cordata del sindaco e la talaltra associazione è nella cordata dell'assessore. I commissari faranno autonomamente la scelta più gradita a chi comanda, il quale sarà lieto di affidare loro premi, prebende, aiuti nel prossimo futuro (se non l'ha già fatto prima). 

La commissione giudicante può decidere di assegnare l'appalto ad un ente perchè il suo progetto è migliore, senza dover dire perchè. Oppure può utilizzare il criterio economico, e dare la vittoria al progetto che costa meno. Oppure premiare un partecipante perchè presenta le migliori credenziali, senza dover dire perchè sono migliori. Il criterio e le motivazioni restano segreti, quindi tutto è legalmente possibile. 

4. I controlli in itinere 

Abbiamo già visto quale libertà offrono i controlli preventivi, ed in fase giudicante. Legalmente, è possibile favorire gli amici e ostacolare i nemici, nella fase di presentazione ed in quella di valutazione dei partecipanti alla gara. Ma il bello deve ancora venire. Una gara in genere offre al vincitore o ai vincitori (nei casi di assegnazione di fondi) del danaro in cambio di una qualche attività. Chi vince deve realizzare un progetto o gestire un servizio, secondo le specifiche indicate del capitolato di gara. 

Ma chi e come controlla che tutto ciò avvenga veramente? Dipende. Sei il vincitore è un "amico", non controlla nessuno. Vinci l'appalto, e fai quello che vuoi/puoi senza dimenticare di mostrare gratitudine verso l'assessore e il sindaco. Puoi non fare del tutto o in parte quello che la gara richiedeva, puoi chiedere varianti in itinere (o farle, senza chiedere), puoi non pagare nessuno dei collaboratori o fornitori, puoi non avere nessun fuitore del servizio appaltato, puoi fare male il servizio richiesto: salvo tragedie, sei praticamente insindacabile. 

Questa gratitudine può essere mostrata in tanti modi. Evitando quello più rischioso, cioè dare un bell'assegno o regalare un viaggio a Parigi, puoi sdebitarti assumendo la figlia del cugino dell'assessore, o facendo assumere la "fidanzata" del sindaco in un ufficio che ti deve un favore, o offrendo all'assessore stesso una bella consulenza non al tuo ente (troppo rischioso!) ma ad un ente che a sua volta regala all'assessore che gli ha fatto vincere un appalto, una consulenza al tuo ente. In molti casi non sono nemmeno necessari questi scambi: per chi comanda è sufficiente sapere che l'ente che vince un appalto non sarà mai fra i critici delle sue scelte; o credere che, in caso di elezioni, i capi, gli operatori, gli utenti dell'ente appaltatore (e le loro famiglie) voteranno "come si deve". 

Se invece hai vinto la gara senza essere un "amico" deve rendere conto prima e dopo di ogni azione che fai nell'espletamento dell'appalto. Non puoi fare la minima variazione senza essere prima formalmente autorizzato. Se qualcuno dei tuoi operatori o degli utenti o dei fornitori fa arrivare una lamentela all'ente appaltante, rischi la sospensione dell'appalto o, anche peggio, il mancato pagamento del servizio. Se i partecipanti previsti al servizio appaltato erano 15 e sono invece 12, rischi una decurtazione del compenso. Se invece di 15 sono 7, rischi l'azzeramento del compenso. A Milano si è sviluppata una nuova professione: il partecipante ai corsi finanziati dall'Unione Europea. Gli enti che non sono abbastanza "amici" strapagano i partecipanti e consentono loro di iscriversi a 2/3 corsi contemporaneamente (omettendo di registrare le assenze). Così un giovane che accumula 2/3 diarie ottiene un quasi-stipendio. Al contrario, un ente formativo abbastanza "amico" mi ha offerto di realizzare un corso aziendale, senza andarci davvero: nelle ore in cui si fingeva il corso "on the job" i dipendenti svolgevano il loro lavoro normale. Alla mia perplessità, la risposta fu: "Tanto nessuno mi controlla!". 

Dunque, se sei "amico" la tua vita sarà semplice. Se non lo sei, impari (legalmente!) che non ti conviene partecipare ad altre gare indette da quell'assessore o quel sindaco. 

5. Anticipi e rendiconti 

Se tutti i trucchi sopra descritti non funzionano abbastanza, per punire gli estranei e beneficiare gli amici, c'è la madre di tutti i ricatti: il danaro. 

Quasi tutti i capitolati, specie quelli che implicano grandi spese per l'appaltatore, prevedono l'erogazione di un anticipo che dovrebbe essere versato dopo l'aggiudicazione e prima dell'inizio dell'attività. Qui la differenza fra gli "amici" e gli altri è notevole: i primi ricevono l'anticipo tempestivamente, i secondi anche sei mesi dopo. Lo stesso vale per tutte le tranches di pagamento che l'appalto prevede. Quelli che non sono "amici" ricevono i pagamenti mesi dopo le scadenze, e senza alcun interesse. Così imparano a non partecipare ad appalti che dovrebbero essere assegnati ad altri. 

Il trucco finale riguarda i rendiconti. Le gare nel settore immateriale prevedono quasi sempre che i pagamenti vengano effettuati a fronte di giusticativi regolari. L'ente assegnatario per venire pagato, deve presentare le fatture pagate ai fornitori, le ricevute di pagamento al personale, i biglietti dei treni presi, gli scontrini degli eventuali pasti consumati e tutto quanto speso per realizzare il progetto o gestire il servizio oggetti della gara. Tutto ciò che ha un giustificativo formale, essendo previsto dalla gara, viene pagato: il resto viene detratto. 

Questa regola, che non si capisce come mai valga per le gare immateriali ma non per quelle relative a case, strade o discariche, apre voragini interpretative, grazie al fatto che la normativa fiscale ed amministrativa è un labirinto deciso da legislatori ubriachi. Questo nel migliore dei casi, cioè quelli in cui il funzionario preposto ai controlli sia in buonafede. Per cui si possono aprire infiniti contenziosi (che durano mesi nei quali il danaro dovuto non viene erogato): l'iva deve o non deve esserci? quali fatture devono essere "bollate"? il treno in prima classe si può prendere? perchè il tale operatore è pagato di più di un altro? come si dimostra che la segretaria ha lavorato 100 ore o 200 ? gli interessi pagati alla banca per i ritardi dei pagamenti da parte dell'appaltante sono rimborsabili? e via di seguito. 

Tutti questi problemi non riguardano gli "amici". I quali possono anche non presentare niente, come giustificativo. Chi dovrebbe controllare? Oppure possono presentare giustificativi errati, incompleti, palesemente falsi: basta che chi è preposto al controllo del rendiconto riceva un caloroso invito, dall'assessore o dal sindaco, a pagare in ogni caso e subito. 

Il controllo sull'erogazione del danaro è il trucco finale. Se non sei fra gli "amici", ma sei riuscito a superare i trucchi iniziali, gli ostacoli formali, la commissione giudicante, difficilmente superi la "prova dei soldi", ed impari finalmente che non devi partecipare mai più ad una gara pubblica o devi diventare un vero "amico" di qualcuno che conta. 

N.B.: Con le opportune modifiche gli stessi trucchi si possono applicare per truccare i concorsi pubblici, le gare per i finanziamenti

lunedì 16 giugno 2008

Una richiesta d'aiuto


Do' ospitalità nel mio blog a questa richiesta d'aiuto, con la speranza che qualcuno possa trovare una via risolutoria a questa drammatica situazione.

Buongiorno, mi chiamo Laura, e proprio oggi mi è capitato di leggere sulla Costituzione Italiana che l'Italia è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro ed il lavoro è un diritto di ogni cittadino, per questo mi sono fatta coraggio ed ho deciso di mandare questa mail.

Non so come cominciare questa mia lettera e non so neanche perché scrivo a Voi, ma ho bisogno di esternare tutta la mia infelicità e far conoscere in che condizioni si vive ancora nel 2008.

Abito a Fermignano, prov. Pesaro e Urbino e non nel profondo sud. La mia cittadina è da due anni governata dalla lega Nord (forse abbiamo il sindaco più a sud d'Italia della lega).

Viviamo in un territorio industrializzato pieno di fabbriche e di gente con una cultura al di sopra della media. In questo splendido paese vive la mia famiglia, ma come vive? So che nelle mie condizioni ci saranno milioni di famiglie, ma io egoisticamente guardo la mia situazione che in questo momento oso definirla drammatica.

Avevo (o meglio ho ancora) un appartamento in cui risiedo con i miei familiari, mio marito e due figli entrambi studenti. Dico avevo perché se non trovo soluzioni il mio appartamento andrà all'asta. Ebbene me lo portano via. Ora che è stata abolita l'Ici, ora che si può trasportare il mutuo da una banca all'altra a costo zero, ora che.....

Certe cose, io non le potrò più fare. Tra un po' se non verserò 130.000 euro alla banca, la mia casa si volatilizzerà. Il perché di tutto questo è da ricercarsi in molteplici cause che non sto tutte ad elencarle, ma quella principale è che mio marito non ha lavoro, ovvero non ha più lavoro.

Si pensa tanto al futuro dei giovani, al loro avvenire, alle agevolazioni in campo lavorativo, ma un uomo di 50 anni che ha una moglie che guadagna 900 euro mensili e due figli entrambi studenti con profitto, come fa a mantenere la famiglia, pagare il mutuo e sostenere tutte le varie spese che un nucleo familiare richiede? Ed è così che ormai da un pezzo non riusciamo a pagare il mutuo (e come potremmo?) Ed è così che non avremo più la nostra casa.

Mio marito aveva un'agenzia di assicurazioni che per colpa non sua è fallita. Ciò che avvenne in seguito è difficile e lungo da raccontare, ma sta di fatto che in 4 anni ho perso entrambi i genitori (ambedue per malattie gravi) e di colpo mi sono ritrovata senza genitori, senza soldi ed ora anche senza né casa né lavoro per mio marito che nel frattempo si deprime e si ammala e le malattie aumentano ogni giorno, speriamo che si arrestino altrimenti... non oso pensare a cosa ci può aspettare.

Ma io mi chiedo quante umiliazioni dovremo ancora subire prima di rimetterci un po' in sesto? Tutti promettono: il sindaco. i parenti, i conoscenti a cui ci siamo rivolti sia per un lavoro, sia per riuscire a mantenerci la casa, nessuno ci ha dato una mano. Sono 3 anni che cerchiamo tramite agenzie immobiliari di vendere la casa, ma la cifra che ci hanno offerto non è sufficiente per coprire i 130.000 euro che la banca ci richiede. Se si pensa alle cifre che girano (televisione, politica, sport e tanti altri settori), la nostra sembra una cosa esigua, ma per noi è tanto e tutto ciò ci porterà alla rovina. Non so fin quando resisterò, se avessi più coraggio la farei finita, ma poi penso ai miei figli anche se non so quale futuro potranno avere.

Mio marito che è diplomato in ragioneria, avrebbe tutte le intenzioni di lavorare, accetterebbe qualsiasi tipo di lavoro ma ha la colpa di avere 50 anni, di non avere agevolazioni, di non avere specializzazioni varie e quindi non è preso in considerazione neanche come operaio.

Dobbiamo mangiare o morire di fame? Dobbiamo vivere in una casa o sotto un ponte? Chi riesce a dare una risposta a tutto questo? La soglia della povertà è sempre più in basso, ma non di 900 ? mensili; non riuscirebbe a camparci neanche una persona sola.

Noi siamo in 4. Chi ci aiuterà? Credo che divulgherò questa lettera anche a tutti i mass media, così se Voi la cestinerete senza neanche leggerla, capiterà che qualcuno la guardi un pochino e rifletta per pensare come vive una famiglia nel 2008 nella civilissima Italia.

Laura Paoli

sabato 14 giugno 2008

DIOGENE 861 di Pierpaolo Benni

Il Debito Pubblico a fine marzo 2008, fa salire l’incremento registrato dall’irresponsabile Governo dell’UNIONE a 136 MLD di EURO, con una media annua di 68 MLD a fronte dei 42 medi dei 5 anni della C.d.L. … e non è ancora finita ( come avevo previsto ), dato che anche l’Aprile 2008 è rimasto nella Gestione del Governo prodiano.

     Sia ben chiaro che, con questi dati, non intendo affatto sostenere che la C.d.L., nel campo della serietà gestionale, abbia fatto alcunché di meglio dell’UNIONE, e nemmeno alcunché di bene, avendo saccheggiato ogni angolo della contabilità passata, presente e futura senza minimamente intervenire per ridurre le spese parassitarie: intendo solo dimostrare anche a chi si rifiuta di vedere, perché gli Italiani, certamente molto meno bamboccioni di quelli che le TV mettono in rete nei loro sondaggi ad usum delphini, abbiano voltato le spalle a quei pseudo-partiti della Sinistra ai quali si erano giustamente aggrappati nel 2006 per essere salvati dal disastro berlusconiano, e che invece, non solo hanno continuato, anzi peggiorato il saccheggio, ma li hanno ingannati strombazzando continuamente che " l’andamento dei conti dell’ITALIA è riportato sotto controllo ", ed anche adattando a questo slogan le barzellette che si raccontano a Bruxelles.

     Il sunto del DIOGENE 860 vuole essere semplicemente che la Sinistra mondiale post guerra fredda ha operato, nelle menti pensanti, al servizio della Restaurazione del Potere Economico, contro gli equilibri sociali vincenti conquistati dai Popoli del Mondo Libero sintonizzato contro il Real-comunismo e che, pertanto, tutta la sua Classe Dirigente ( complici e mandanti compresi ) esistente a partire dagli anni ’70, più i relativi delfini, non merita la minima fiducia sia per incompetenza, sia per inaffidabilità.

     Parlo di tutta la Sinistra mondiale dei Paesi Occidentali Democratici sviluppati, nelle sue diverse espressioni, a partire da quella che viene definita Sinistra, non proprio legittimamente, negli STATI UNITI.

     Infatti, in tutti questi Paesi, non esiste da 30 anni un solo Governo che persegua obiettivi sociali, ed i furbetti che cercano di attrarre qualche consenso di disperati Elettori potenzialmente " di Sinistra ", cercano solo di farsi notare adottando campagne in difesa di pretese di minoranze effimere, ben coscienti che il loro minimo peso non riuscirà a far muovere nemmeno uno spillo anche su quei temi, ma solo fiumi di inutili parole, assicurando però loro nient’altro che un posto a tavola nel saccheggio delle risorse Pubbliche.

     È necessario che queste verità divengano patrimonio comune ed indiscusso di chi intende operare per allontanare democraticamente e quindi pacificamente il più urgentemente possibile gli attuali inadeguati Leaders dei vari Paesi del mondo libero, STATI UNITI ed EUROPA come tale in testa, prima che le loro scelte sistematicamente tese ad avvantaggiare il Potere Economico nel brevissimo termine, come è prassi nell’ambito della FINANZA, portino inevitabilmente, o alla Terza Guerra Mondiale, o al suo primo stadio, quello delle Rivoluzioni interne, come accadde all’inizio del XX secolo.

     Tornando ai problemi del nostro Paese, che noi dobbiamo risolvere senza in alcun modo peggiorare la situazione europea ( di migliorarla non è nemmeno il caso di parlare ), menziono i due temi europei più recenti, che nessuna mente normale può approvare:

il consenso europeo all’innalzamento dell’orario di Lavoro oltre le 48 ore settimanali.

Con tre quarti della popolazione mondiale priva di decenti mezzi di sussistenza nella dignità, esiste una sola possibilità di superare il rischio del genocidio, in attesa che si evolvano situazioni culturali che consentano di immaginare come ristabilire un equilibrio fra Popolazione e Risorse nel rispetto dell’Ambiente: distribuire opportunità di Lavoro, il più possibile nel proprio Paese: altro che F.A.O. !

Da sempre, l’evoluzione tecnologica, la scoperta dell’utilizzo di risorse energetiche non di origine animale ( Uomo compreso ) è stata accompagnata dalla " riduzione dell’orario di Lavoro ", cioè dal godimento di tempo libero per studio e svago: si doveva giungere all’alba del Terzo Millennio perché qualche minorato mentale convinto che l’Uomo si nutra di carta moneta, riscoprisse il cottimo ?

l’ennesima invenzione micidiale su come " creare pseudo-moneta " per finanziare attività, con un processo maledetto che approfitta dell’occasione per continuare a trasferire ricchezza dai poveri ai ricchi asfissiando il mercato, mascherandolo addirittura con il nome di Robin Hood oppure con gli innocenti " Bond ", che avranno seguiti non molto diversi da quelli dei famigerati strumenti usati da CIRIO e PARMALAT dato che, alla fine della loro vita, scompariranno lasciando il conto da pagare ai poveri.
Emettere titoli di debito per raccogliere da chi lo possiede il denaro necessario a realizzare opere d’interesse pubblico, significa infatti pagare interessi finanziari a chi lo presta, ma scaricare su tutti il rimborso di capitale ed interessi, per cui la vera domanda è: come mai gli Stati non possiedono quei soldi prodotti dal Lavoro di tutti i Cittadini, al fine di utilizzarli negli investimenti utili al benessere di tutti, per cui devono chiederli a chi li ha sottratti alla Comunità deviandoli al proprio personale portafoglio ?

     Mentre si digerisce questo alfabeto, al di qua delle Alpi incontriamo subito a MILANO " Gli investimenti per l’EXPO fuori dal patto di stabilità ", che è esattamente una versione del trucco dei " Bond ".

     Ma il Governo del P.d.L. comporta ben altri rischi oltre a quelli economici che ridurranno le famiglie italiane a mangiare a turno: magari continuasse a pensare solo a trasferire ricchezza dai poveri ai ricchi !

     È più che ovvio che, dopo anni e anni di Governi inesistenti come quelli che iniziarono con Bettino Craxi, qualunque Popolo gradirebbe l’arrivo di qualcuno che pretenda le credenziali dicendo che lui sa comandare.

     Sennonchè, proprio la focalizzazione del consenso sulle ipotetiche doti di comando, è quella medicina amara e controproducente che, se va bene ( nel breve e nel medio termine ) porta sofferenze ai più deboli.

     Il solo pensare che i disperati avvelenati dalle " discariche della Sinistra " perché di questo si tratta, debbano oggi venir sottoposti anche alla violenza di Stato che vuole imporre loro di continuare a soffrire ( come è sempre accaduto ), mentre di soluzioni vere si continua solo a dissertare, dovrebbe far inorridire !

     E così accadrà per tutti i temi, nessuno escluso, dato l’abbandono in cui l’ITALIA è stata precipitata dalla visione prodiana della " Leadership del Re Travicello ", per cui progressivamente esploderà, all’emergere dell’assenza di risultati nonostante la propaganda a reti unificate, il terzo rigetto antiberlusconiano ... che purtroppo rischia di generare nuovamente nient’altro che il " di male in peggio " all’insegna della Padania.

È infatti già più che evidente la fronda antiveltroniana degli incapaci che vogliono reimpossessarsi degli scranni dai quali sono stati appena scacciati, per ricominciare con i loro intrallazzi a solo scopo personale.

LIBERARSI DEL P.d.L., COME SOSTENNI PER LA C.d.L., È UN’URGENZA CHE PAGHIAMO PESANTEMENTE OGNI GIORNO DI RITARDO, MA TORNARE AI LEADERS DELL’UNIONE EQUIVARREBBE A SUICIDARSI.

Troviamo il nostro Barak Obama, non solo come idee, ma come rigetto dei compromessi e dei ridicoli sondaggi deresponsabilizzanti, altrimenti è inutile perdere tempo a fingere di interessarsi di Politica.

Pierpaolo Benni

UnionCamere: imprenditori pessimisti


Sabato 14 Giugno 2008 12:07

Aziende marchigiane in difficoltà secondo un'indagine presentata da Unioncamere. Insolvenza dei clienti, aumento dei costi ma anche concorrenza cinese e calo delle commesse tra i più gravi problemi denunciati dagli imprenditori.

ANCONA - Gli imprenditori marchigiani sono pessimisti per il futuro. Non prevedono incrementi di produttività ne' sul mercato interno ne' su quello estero mentre l’occupazione dovrebbe rimanere, almeno nel breve periodo, stabile.
Ben l’81% di loro stima per il 2008 una produzione stazionaria o in diminuzione e l’82,5% non ritiene probabili nuove assunzioni.
E’ questo il risultato emerso da un’indagine presentata da Unioncamere Marche e realizzata su un campione rappresentativo delle aziende con più di dieci addetti.

A prevedere un calo della produzione e delle vendite sono soprattutto le imprese del mobile, della carta e, in genere, le aziende più piccole. Le difficoltà denunciate dagli imprenditori?
Per il 39,2% degli intervistati, il problema più sentito è quello dell’insolvenza dei clienti. Sono sempre di più quelli che non pagano o che richiedono termini di pagamento dilatati nel tempo.
Oltre un terzo delle imprese (36,2%) denuncia poi l’eccessiva onerosità dei costi di produzione e le difficoltà incontrate nella fase di commercializzazione dei prodotti.
Da segnalare anche il difficile reperimento della manodopera specializzata, soprattutto nei comparti del calzaturiero, mobile, gomma, metallurgia, minerali non metalliferi, industria dei mezzi di trasporto. Se ne lamenta il 28,6% degli imprenditori, mentre un quinto delle aziende, in particolare dei settori chimico, petrolchimico e meccanico, segnala il difficile rapporto con le banche soprattutto in tema di accesso al credito.

Aumentano anche, tra gli imprenditori marchigiani, le segnalazioni relative al calo delle commesse, a causa della delocalizzazione del lavoro delle aziende committenti verso i paesi extraeuropei.
Sempre più forte è anche la protesta contro la concorrenza cinese, intesa sia come una sempre più massiccia presenza nei nostri mercati di articoli a basso prezzo, provenienti dall’area asiatica, sia come sviluppo nelle Marche di attività produttive facenti capo ad imprenditori provenienti da tale area.
Queste imprese, secondo gli intervistati, operano in decisa concorrenza, e speso al limite delle normative previste, con le nostre tradizionali piccole imprese, soprattutto nei settori del tessile, abbigliamento, pelli, cuoio e calzature.

martedì 10 giugno 2008

Dove vanno i soldi del petrolio

di Massimo Mazzucco (fonte: "Luogocomune")


Quando fu chiaro, nel 2005, che la guerra in Iraq stava alimentando una spirale di aumento nel prezzo del petrolio, qualcuno profetizzò con orrore: “verrà un giorno in cui il petrolio raggiungerà i 100 dollari al barile”. (Allora il prezzo era sui 37-40 dollari al barile, e già sembrava una cifra enorme).

Nel gennaio del 2008 il limite dei 100 dollari è stato sfondato, e da allora il prezzo ha continuato a salire in maniera impressionante: la scorsa settimana c’è stato addirittura un aumento di dieci dollari al barile in un solo giorno, e ormai stiamo viaggiando tranquillamente verso i 150 dollari di media mondiale, che si prevede verranno raggiunti nel corso dell’estate.

E c’è chi già prevede che entro 18 mesi il prezzo del barile sarà arrivato a 200 dollari.

In occasione del recente G8 in Giappone si è parlato di varie misure per cercare di contenere questa spirale terrificante, ma nessuno sembra in grado di spiegare con precisione a che cosa sia dovuta.

C’è chi punta il dito sulla crescente domanda dei paesi in forte espansione industriale, ...

... come la Cina e l’India, che di recente ha superato il Giappone come secondo consumatore di petrolio in assoluto al mondo.

Altri parlano di fattori psicologici, come ad esempio la recente minaccia da parte di Israele di attaccare l’Iran, che avrebbe fatto crollare la borsa americana e schizzare in alto il prezzo del barile.

C’è chi sostiene che il rialzo sia dovuto alle aspettative troppo ottimistiche dei paesi non-OPEC, che sono liberi di fissare i prezzi a piacimento, e non sono obbligati a rispettare il tetto imposto all’interno dell’OPEC stessa.

Altri invece accusano i paesi membri dell’OPEC di limitare intenzionalmente la loro produzione, proprio perché obbligati ad un tetto massimo sul prezzo di vendita.

Altri ancora rimandano la spirale di mercato alla sempre più imminente, presunta “fine delle risorse“ - la cosiddetta teoria del Peak Oil, che sostiene che il ritmo massimo di estrazione mondiale sia già stato superato - ma nessuna di queste spiegazioni, né in assoluto ne combinata con le altre, sembra sufficiente a spiegare il letterale raddoppio dei prezzi, avvenuto in un solo anno, della più venduta materia prima al mondo.



Quando un bene di consumo è così diffuso, oltre che indispensabile, si presume infatti che le fluttuazioni del suo prezzo debbano essere molto più lente, e comunque sempre giustificabili in qualche modo in maniera razionale.

Ma è evidente che questo punto, nel mondo “impazzito” – non certo per caso - del post 11 settembre, di razionale sia rimasto ben poco, e questo è purtroppo un pessimo presagio per chi ama pensare, oltre che ai propri interessi a breve termine, anche al futuro dei propri figli.

sabato 7 giugno 2008

Rigurgiti?


Ricevo e volentieri inoltro un fatto pervenutomi dall'Associazione AlmaTerra. Abbiamo già provveduto ad inoltrare Ansa ai maggiori quotidiani Nazionali ma, nel dubbio che essa abbia pubblicazione, la ospito qui pur sapendo che la visibilità è scarsa. (Mirco)

Torino, 04 giugno 2008


Vogliamo denunciare un grave episodio, accaduto questa mattina, di
cui è stata testimone una Mediatrice interculturale di Moncalieri.
Alle 08:30 circa, sul bus 67 (capolinea di Moncalieri), pieno di
gente che a quell'ora è diretta a scuola o a lavoro, è salita una
pattuglia della polizia, ha intimato a tutti gli stranieri di
scendere, ha diviso maschi e femmine con bambini, ha chiesto il
permesso di soggiorno.

Molte persone avevano con sé solo la carta di identità italiana,
altri il permesso di soggiorno, altri ancora né l'uno né l'altro.

Tutto l'episodio si è svolto accompagnato da frasi quali : "non ce ne
frega niente della vostra carta di identità italiana" , "è finita la
pacchia", "l'Italia non è più il Paese delle meraviglie".

Gli agenti hanno fatto salire tutti gli uomini su un cellulare, solo
un uomo marocchino, mostrando la carta di identità italiana, si è
rifiutato di salire, chiedendo di che cosa veniva accusato e che
avrebbe fatto riferimento al suo avvocato. Gli agenti l'hanno
lasciato andare.

Nessuno dei passeggeri rimasti sull'autobus è intervenuto, anzi,
molte delle persone presenti, anche sui balconi delle case intorno e
sui marciapiedi, hanno applaudito.

Ci aspettiamo che venga fatta chiarezza e che non si ripeta mai più
un simile episodio in un Paese che si dichiara civile e democratico.

ASSOCIAZIONE ALMATERRA