sabato 14 giugno 2008

UnionCamere: imprenditori pessimisti


Sabato 14 Giugno 2008 12:07

Aziende marchigiane in difficoltà secondo un'indagine presentata da Unioncamere. Insolvenza dei clienti, aumento dei costi ma anche concorrenza cinese e calo delle commesse tra i più gravi problemi denunciati dagli imprenditori.

ANCONA - Gli imprenditori marchigiani sono pessimisti per il futuro. Non prevedono incrementi di produttività ne' sul mercato interno ne' su quello estero mentre l’occupazione dovrebbe rimanere, almeno nel breve periodo, stabile.
Ben l’81% di loro stima per il 2008 una produzione stazionaria o in diminuzione e l’82,5% non ritiene probabili nuove assunzioni.
E’ questo il risultato emerso da un’indagine presentata da Unioncamere Marche e realizzata su un campione rappresentativo delle aziende con più di dieci addetti.

A prevedere un calo della produzione e delle vendite sono soprattutto le imprese del mobile, della carta e, in genere, le aziende più piccole. Le difficoltà denunciate dagli imprenditori?
Per il 39,2% degli intervistati, il problema più sentito è quello dell’insolvenza dei clienti. Sono sempre di più quelli che non pagano o che richiedono termini di pagamento dilatati nel tempo.
Oltre un terzo delle imprese (36,2%) denuncia poi l’eccessiva onerosità dei costi di produzione e le difficoltà incontrate nella fase di commercializzazione dei prodotti.
Da segnalare anche il difficile reperimento della manodopera specializzata, soprattutto nei comparti del calzaturiero, mobile, gomma, metallurgia, minerali non metalliferi, industria dei mezzi di trasporto. Se ne lamenta il 28,6% degli imprenditori, mentre un quinto delle aziende, in particolare dei settori chimico, petrolchimico e meccanico, segnala il difficile rapporto con le banche soprattutto in tema di accesso al credito.

Aumentano anche, tra gli imprenditori marchigiani, le segnalazioni relative al calo delle commesse, a causa della delocalizzazione del lavoro delle aziende committenti verso i paesi extraeuropei.
Sempre più forte è anche la protesta contro la concorrenza cinese, intesa sia come una sempre più massiccia presenza nei nostri mercati di articoli a basso prezzo, provenienti dall’area asiatica, sia come sviluppo nelle Marche di attività produttive facenti capo ad imprenditori provenienti da tale area.
Queste imprese, secondo gli intervistati, operano in decisa concorrenza, e speso al limite delle normative previste, con le nostre tradizionali piccole imprese, soprattutto nei settori del tessile, abbigliamento, pelli, cuoio e calzature.

Nessun commento: